Lui, galante ristoratore newyorkese d’origine italiana, ha modi affettuosi e uno stile compassato.
Cancer Vixen è, come recita il sottotitolo, una storia vera d’amore e di vittoria: d’amore perché, contrariamente a quel che predicono le amiche, Silvano, annunciata la malattia, non se ne va affatto; anzi, si accolla le spese per le cure, visto che l’assicurazione di Marisa è scaduta e, malgrado il tumore, i preparativi per il matrimonio proseguono. Di vittoria perché Marisa ce la fa. Ma questa è la fine della storia. I mesi in cui la sua vita improvvisamente sembra crollare e i pensieri più futili come lo shopping vengono sostituiti dalla preoccupazione per le visite e i prelievi, non sono facili.
Il tumore è uno degli spauracchi della nostra epoca: malattia probabile ma anche curabile, rimane comunque una delle maggior cause di mortalità nel mondo occidentale. Il tumore, per quanto se ne parli, soprattutto facendo campagne di prevenzione, rimane un tabù, qualcosa che raramente si chiama per nome, qualcosa che ognuno finge di ignorare, ma che teme segretamente a ogni dolore inspiegabile allo stomaco o alla testa.
Una volta diagnosticato, il tumore risucchia le persone in un gorgo nel quale è difficile orientarsi, confusi dalle molte informazioni che circolano in materia e dai racconti di chi ha avuto o conosciuto qualcuno che ha avuto un’esperienza simile. Se da un lato sentire raccontare le altrui storie aumenta il terrore, una volta in cura è difficile non cercare conforto e coraggio proprio nelle esperienze altrui.
Marisa Acocella decide di non abbattersi, di essere forte, o perlomeno di nascondere la sua debolezza, affrontando ogni seduta di terapia con un paio di scarpe diverse, senza rinunciare quindi al lato glamour del suo essere. Soprattutto decide di documentare quel che le accade, portando con sé ogni volta registratore e macchina fotografica, per poter poi disegnare i suoi fumetti. Semplici, essenziali nel tratto fine, comunicativi.
Se da un lato Marisa Acocella vive una vita più vicina a quella delle protagoniste del serial tv
Sex and the City che della donna media, la sua esperienza rimane simile a quella di moltissime donne che, anche nel nostro Paese, ogni anno affrontano il cancro al seno. Forse la maggior parte di loro non può permettersi di indossare un nuovo paio di scarpe a ogni seduta di terapia e non ha un fidanzato con la Maserati e villa in Florida, ma il messaggio di fondo di Marisa rimane universale: il tumore si combatte con la terapia, ma anche e soprattutto con coraggio e voglia di vivere, amore e, perché no, un pizzico di futilità.
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Valida iniziativa davvero, e ciò detto da un fumatore 42enne... Spero che sia letto da molti, anche se francamente temo che verrà ignorato dai più (a rischio).
Bravo Sig. G. Testa.