Basati sulla trascrizione del Dialogo all’Inferno tra Machiavelli e Montesquieu, scritti nel 1864 da Maurice Joly, i protocolli appaiono per la prima volta in Russia agli inizi del Novecento allo scopo di attribuire agli ebrei la responsabilità della rivolta contro lo zar. I protocolli ricompaiono nel 1919 tradotti in tedesco e serviranno a dimostrare la cospirazione sionista contro la Germania. Poi verranno tradotti in Francia, Spagna, Argentina e negli Stati Uniti, dove vengono pubblicati a puntate su un piccolo giornale di proprietà di Henry Ford, noto industriale ma anche dichiarato antisemita e -questo forse in pochi lo sanno- tra i finanziatori di Adolf Hitler agli esordi in politica.
Con Il complotto, Will Eisner si è misurato per la prima volta con il fumetto storico, illustrando l’origine e la diffusione dei protocolli che, per più di un secolo, hanno attribuito agli ebrei la regia occulta di molti eventi politici. La storia a fumetti, quando si tratta della grande storia e non della vicenda di un singolo inserita in un contesto storico, come fu Maus di Art Spiegelman, ha spesso il grosso difetto di produrre ibridi poco convincenti in cui il testo storico risulta abbozzato e la narrazione per immagini risulta a sua volta ridotta, per dare spazio alle notizie storiche. Sembra che l’opera di Eisner non faccia eccezione: la storia dei protocolli è raccontata in brevi capitoli tra i quali però trascorrono decenni, spezzettando sia la vicenda storica che la narrazione a fumetti. In tempi in cui i famigerati rapporti sulle armi chimiche possedute da Saddam Hussein hanno giustificato la guerra american
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