Tutta colpa del ’68 parla della contestazione a Milano, ma anche di Rinaldo, un ragazzo che, come altri, proprio in quell’anno si affaccia alla vita, pieno d’insicurezze e sogni. Nella Milano nebbiosa di fine anni ’60 ci sono le librerie militanti e i fascisti che picchiano per strada i compagni, ci sono le canzoni sul Vietnam e i ladri di dischi su commissione. Rinaldo vive tutto come se fosse la prima volta; e lo è, un po’ per tutti: i primi cortei lo portano in quartieri della città che non aveva mai attraversato e dove la gente a sua volta vede forse per la prima volta qualcuno urlare degli slogan.
Con piccoli dettagli, sensazioni e persino odori,
Elfo riesce a raccontare quell’anno senza sentimentalismi, riconoscendogli l’importanza unica che ebbe nella storia del nostro dopoguerra. Lo fa con disegni, immagini e documenti. Il Sessantotto ci ha lasciato un’eredità che da un lato in molti hanno cercato di attribuirsi e, dall’altro, persino troppi hanno tentato di colpevolizzare, indicando quell’anno e gli anni della contestazione in generale come la causa di ogni male del nostro Paese. La verità è che il ’68 ha portato un cambiamento, nel bene e nel male, nelle persone e nelle cose che erano state fino a quel momento.
Ma il tempo passa in fretta e le cose, appunto, cambiano: c’è l’attentato di piazza Fontana, i movimenti si evolvono e cominciano in qualche modo a implodere. Le contestazioni non si fanno ormai più solo verso l’esterno ma anche all’interno dei gruppi studenteschi. Sono anni confusi, ma nella confusione c’è comunque spazio per una creatività e un’innovazione, nel teatro e nel cinema, che forse non ha avuto precedenti. E Rinaldo? Rinaldo studia e partecipa, nel frattempo legge e si documenta, cerca di capire e di capirsi. E s’innamora.
Se poi ci sia riuscito, a capirsi, l’autore non lo dice. Ma dei personaggi incontrati in quegli anni ci racconta, uno per uno, cosa sono diventati. Di uno solo non sa dare notizie: quell’uomo che in mezzo alla nebbia dei lacrimogeni vendeva i limoni. C’è chi giura di averlo rivisto ancora a Genova nel 2001 durante gli scontri del G8, ma se nel ’68 aveva cinquant’anni forse non è davvero possibile.