Ilaria e Miran sono stati massacrati a Mogadiscio da un commando di sicari il 20 marzo 1994. Da questo fatto, forse l’unico certo in una vicenda piena di insabbiamenti e depistaggi, il libro ricostruisce in brevi flash gli ultimi mesi di Ilaria Alpi e del suo operatore, andando a ritroso nel tempo e raccontando ciò che da anni è di dominio pubblico. Salvo il diverso parere della commissione parlamentare presieduta dall’onorevole Taormina che nel 2006, dopo anni d’indagini, ha stabilito che la morte dei due giornalisti è da attribuirsi a un tentativo di rapimento finito male.
Non ci sarebbe nulla di vero quindi nel fatto che Ilaria indagava su un traffico d’armi che dall’Italia finiva in Somalia attraverso i canali della cooperazione e che i somali ripagavano l’approvvigionamento d’armi offrendo suolo per interrare container di materiali tossici. Tumulati dal governo italiano con chilometri d’asfalto di una strada, costruita, in teoria, per agevolare le comunicazione all’interno del Paese.
BeccoGiallo prosegue nel suo intento di produrre album a fumetti ispirandosi a fatti di cronaca e della nostra storia recente, e forse con questo
Ilaria Alpi: il prezzo della verità realizza la sua opera migliore. Infatti, se finora, pur mantenendo il pregio di ricordare fatti sconosciuti ai giovani, spesso gli album difettano nella parte grafica, affidata a disegnatori emergenti e ancora dilettanteschi, o nella storia troppo abbozzata, qui il libro sembra avere un suo equilibrio tra sceneggiatura e cura dei disegni, con qualche licenza narrativa, svelata in fondo al libro, che ha il solo scopo di immaginare ciò che non sappiamo con precisione delle ultime ore di Ilaria e Miran.
Un altro pregio del libro è l’aver scelto un fatto di cronaca recente, rispetto agli altri trattati finora dalle collane, per testimoniare che, in Italia, l’epoca degli insabbiamenti e delle stragi di Stato, a meno di non credere alla commissione d’inchiesta presieduta da Taormina, non è mai finita.
E mentre scrivevamo il pezzo su questo libro, è arrivata la buona notizia: la richiesta di archiviazione del caso Alpi è stata rifiutata. Il processo, quindi, si riapre. Secondo il giudice, risulta chiaro che la morte di Ilaria e Miran non fu conseguenza di una rapina maldestra, bensì un delitto commissionato. Ora rimane da dimostrare chi e perché li ha voluti morti.