Il primo dei suoi
Sketchbook diaries, uscito l’anno scorso in Italia, non aveva entusiasmato. Questo secondo volume, che raccoglie le strip disegnate tra il 1999 e il 2001, dopo un breve periodo di interruzione, conferma la prima impressione. Cosa c’è d’interessante nell’assistere alle noiose giornate di un fumettista del Vermont alle prese con il gatto da spulciare, l’avanzare della calvizie e la ricerca di un punto nel muro in cui piantare un chiodo senza centrare l’impianto elettrico? Anche
James Kochalka è deluso dalle proprie strip ed è tentato dall’idea di lasciar perdere. È la moglie Amy a insistere affinché prosegua, perché smettere significherebbe rinunciare a un progetto al quale teneva.
Forse il fumetto non perderebbe poi granché. La cronaca dei suoi dolori -gli fanno male i piedi, le orecchie, la milza- è interessante quanto sapere che il 13 giugno 2000 si è tagliato le unghie dei piedi, mentre il 13 novembre, pulendosi il fondoschiena, si è sporcato la camicia. Ma forse proprio questa quotidianità rende Kochalka vicino a noi, malgrado la distanza che ci separa dagli Stati Uniti.
Esattamente come molti di noi, James preferisce lo zucchero all’aspartame, attende con impazienza il computer nuovo, prende a calci il gatto nel sonno, è colto dal terrore alla sua prima lezione di pittura al college dov’è stato chiamato a sostituire un professore, pensa al fondoschiena (ancora) di sua moglie viaggiando in treno, beve troppa birra -e troppo vino, troppo Martini, troppa Tequila-, disegna occasionalmente vestito da donna, è rimasto deluso dall’arrivo del 2000 e, arrivato in cima a un monte, non trova niente di meglio che pisciare al vento.
Al di là del risultato, alla base del diario c’è un esperimento che resta interessante di per sé: non è facile disegnare una strip al giorno. La tentazione, leggendo questo secondo diario, è quella di pensare che chiunque avrebbe di meglio da raccontare. Ma raccontare non basta; c’è anche il disegnare: Kochalka disegna in treno, all’aeroporto e persino una notte in spiaggia, alla luce di un falò. Non rinuncia mai alla sua strip. Disegna ubriaco e mezzo addormentato. Disegna anche la sera in cui ha lasciato a casa il materiale con cui lavora di solito e quella in cui, durante un concerto, è rimasto quasi fulminato da un microfono in corto.
Trascorso il noioso 2000, Kochalka accoglie il nuovo millennio con un nuovo proposito: non comprare più caramelle. Inutile dire che, per sapere se ha mantenuto l’impegno, dobbiamo attendere il terzo diario.