Igor Tuveri, meglio conosciuto come
Igort (Cagliari, 1958), è cresciuto artisticamente a Bologna dove, a cavallo tra i Settante gli Ottanta, è stato tra i fondatori del
Gruppo Valvoline, ultimo collettivo di fumettari in Italia ad aver prodotto qualcosa di realmente innovativo. Un gruppo nel quale si sono formati talenti in seguito divenuti famosi, soprattutto all’estero, come
Lorenzo Mattotti. Proprio Mattotti fu il primo a lasciare l’Italia -la cui scena editoriale era troppo immatura per il suo genere d’illustrazione e, soprattutto, di narrativa a fumetti- per andare a lavorare in Francia. Poi è stato il turno di Igort, approdato in Giappone, dove ha risieduto dieci anni prima di tornare in Italia con il progetto di una casa editrice.
Con l’etichetta Coconino, fondata nel 2000, Igort sta pubblicando alcune tra le graphic novel più interessanti. Storie selezionate nel panorama internazionale, pescando fra autori americani e canadesi, giapponesi e francesi, ma anche italiani. Se da un lato, infatti, Coconino traduce dall’estero, dall’altro realizza progetti con autori nostrani che, con la formula della coproduzione, vengono tradotti contemporaneamente in diversi paesi.
Attualmente Igort abita fra Bologna e Parigi, e si tiene in contatto con amici e lettori tramite un blog. Al quale ha deciso di dare una forma cartacea con
Storyteller: una selezione di appunti, ricordi, ritagli, lettere scelti da Paola Bristot per raccontare il suo lavoro. Nel primo di quella che sarà una serie di volumi, Igort ci porta alla scoperta del suo Giappone, fatto di piccoli riti come quello del
sento, il bagno rilassante che si prende nei bagni pubblici; ma anche del continuo stupore misto a delusione, per una Tokyo che cambia con una rapidità tale da non concedere il tempo per affezionarsi a un luogo, vista la scarsa probabilità di ritrovarlo uguale da una volta all’altra.
Circolano molte leggende sul mondo dei manga e sul metodo di lavoro nelle case editrici giapponesi. Leggende perlopiù confermate da chi ha avuto l’occasione di verificare personalmente. Una di queste concerne i ritmi di lavoro dei fumettisti e le richieste degli editor, impossibili da accontentare da parte dei nostri disegnatori. Forse solo Igort fa eccezione e, per lavorare in Giappone, si cala completamente nella parte dell’autore nipponico. Eccolo accolto all’aeroporto dall’editore in persona, condotto alla casa editrice e quindi bombardato di domande dall’editor che, incurante delle sue oltre dieci ore di volo e del conseguente jetlag, vuole sapere ogni cosa del personaggio che l’autore ha presentato alla Kodansha. Igort incassa, risponde ma rimane sul vago, prende tempo. Alla fine l’editor capisce che ha sonno e lo lascia andare a dormire, ma salutandolo gli comunica:
“Per domani, una storia”. In Giappone, una storia significa sedici pagine. Il giorno seguente, dopo aver letto l’abbozzo di Igort, l’editor si limita a dire:
“Per domani un’altra storia”.