Il mondo dell’arte reagisce al lockdown proponendo iniziative e contenuti online, ma qualcuno ha deciso di agire diversamente. Nel rispetto delle misure di emergenza e di distanziamento sociale, chiaramente. I curatori Övül Durmusoglu e Joanna Warszail, con base a Berlino, hanno promosso “Vita, arte, pandemia e prossimità”, invitando gli artisti ad esporre le loro opere dai propri balconi. Al progetto hanno aderito oltre 50 artisti e scrittori, costruendo una vetrina personale e, allo stesso tempo, pubblica, per circa 48 ore. Per trovare e vedere le opere, i curatori hanno realizzato una mappa online ma sitlando un percorso per limitare assembramenti e grandi folle.
Per lo scultore Raul Walch, tra i partecipanti, «Arte e artisti troveranno sempre nuovi modi di incontrare il pubblico». Ed è stato così. Per due giorni, i balconi e le finestre delle case di artisti e scrittori sono diventato un canale di connessione con l’esterno, quindi con lo spettatore. Per Durmusoglu e Warsza è importante considerare lo sforzo della creazione artistica: «Ci viene chiesto di impegnarci nello spazio digitale, senza stimare criticamente gli effetti delle tecnologie dell’informazione a scopo di lucro». I balconi in tal senso diventano luoghi di «Apertura e speranza, non solo piattaforme per autoritarismo e supremazia».
Intanto, molti musei, incluso il Reina Sofía di Madrid, stanno commissionando agli artisti delle opere d’arte da esporre nelle proprie case ma date e partecipanti sono ancora da annunciare.
Tra chi ha deciso di prendere parte all’iniziativa, troviamo anche l’artista concettuale Olaf Nicolai. Nicolai ha appeso tre arance alla sua finestra, un tributo aperto all’opera di John Baldessari, Lanciare tre palle in aria per ottenere una linea retta (il migliore dei trentasei tentativi). Lo scrittore Tom McCarthy e l’artista Eva Stenram, invece, hanno esposto dei corvi di plastica perché sostengono che i volatili acquistati in negozio svolgono «Un ruolo simile agli anticorpi: nel simulare la forma di un uccello, tengono a bada quelli veri». Tra le opere, la più ironica è forse un’installazione costituita da nastri di carta igienica che scendono a cascata lungo la faccia di un’edificio, un riferimento diretto al timore dei tedeschi di non poter accedere ai beni di prima necessità, nei primi giorni di lockdown.
Il progetto, realizzato a budget zero, ovviamente senza vernissage o folla di alcun tipo, ha però regalato un respiro di sollievo a chi si trovava ad attraversare le strade deserte di Berlino, per «Una passeggiata intima tra vita e arte».
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