Artist Spotlight è il progetto online che Gagosian dedica alle mostre programmate per questi mesi – e poi sospese – in tutte le sedi della sua galleria, tra Stati Uniti, Europa e Asia: un’occasione di approfondimento sul lavoro degli artisti protagonisti delle mostre che rimangono, comunque, in programma per quando sarà possibile riaprire le gallerie al pubblico.
Artist Spotlight ha preso avvio lo scorso 8 aprile con Sarah Sze, mentre da oggi, 15 aprile, a martedì 21 aprile i riflettori saranno puntati, con contenuti diffusi giornalmente, su Stanley Whitney e la mostra progettata per Roma: la sua prima personale con Gagosian e la sua più importante mostra nella capitale.
«La mostra, sospesa alla vigilia dell’inaugurazione a Roma in ottemperanza alle misure di contenimento previste in tutto il Paese, aprirà al pubblico prossimamente. Whitney ha lavorato a stretto contatto con Gagosian per condividere online tutti gli aspetti della sua originale pratica artistica», ha precisato la galleria.
L’opera selezionata per la vendita sarà disponibile sul sito della galleria dalle ore 12.00 di venerdì 17 aprile.
Tra i prossimi artisti ci saranno Jennifer Guidi, Roe Ethridge, Titus Kaphar, Katharina Grosse, Theaster Gates, Dan Colen, Urs Fischer, Mark Grotjahn, Mary Weatherford, Rudolf Polanszky, Damien Hirst e Jenny Saville.
Artist Spotlight è «un nuovo e articolato programma online che accende i riflettori su ciascuno di quegli artisti che hanno investito tempo, energia e risorse per mostre cancellate, sospese o posticipate, con l’obiettivo di continuare a supportare il loro lavoro e i loro atelier. Ogni settimana Artist Spotlight dedica massima attenzione a un singolo artista, presentando un’opera e rendendola visibile in esclusiva, insieme alle relative informazioni commerciali, sul sito della galleria, per quarantotto ore soltanto. L’opera è affiancata da una ricca serie di articoli, approfondimenti editoriali e pubblicazioni – compresi video, interviste, saggi critici, così come playlist, libri e film suggeriti dall’artista stesso – per approfondirne la pratica, i processi, le ispirazioni e le influenze», ha spiegato la galleria.
Stanely Whitney (1946, Philadelphia) vive tra New York e Parma, sue opere sono presenti nelle collezioni, tra le altre, del Metropolitan di New York, del Guggenheim e del Whitney, e nel 2017 ha partecipato a documenta 14.
La mostra a Roma ha per Stanely Whitney un significato particolarmente profondo per il suo legame artistico con l’Italia, in cui risiede per lunghi periodi all’anno, e con la capitale, in cui ha vissuto per cinque anni negli anni Novanta: «ll colore, la luce, l’architettura antica – non mi stanco mai di contemplare Roma. Roma da sempre illumina ed ispira il mio lavoro. La mia tecnica pittorica attuale ha iniziato a prendere forma negli anni novanta, quando, immerso nella città, mi guardavo intorno ammirando l’architettura antica e rinascimentale. A Roma vige un ordine e un ritmo antico che voglio nei miei dipinti», ha dichiarto l’artista.
La personale da Gagosian è la sua prima mostra con la galleria e la prima significativa esposizione a Roma dell’artista, per la quale ha selezionato lavori inediti: «la mostra presenta opere realizzate in Italia e negli Stati Uniti. La vivace astrazione di Whitney interrompe la struttura lineare della griglia, riempiendola di nuove e inaspettate cadenze di colore, ritmo e spazio. Traendo ispirazione da fonti diverse come le opere di Piet Mondrian, il free jazz, e le trapunte americane, Whitney compone le sue tele con blocchi e barre in un dinamico gioco cromatico di “botta e risposta”», ha spiegato la galleria.
«Sebbene Whitney si sia profondamente dedicato alla sperimentazione cromatica nel corso di tutta la sua carriera, ha consolidato il suo originale approccio durante un viaggio formativo in Italia nel 1992, trasformando le sue composizioni da slegati insiemi di forme amorfe alle più solide e sovrapposte disposizioni che caratterizzano il suo stile maturo. Sono state l’arte romana e l’architettura – incluse le imponenti facciate del Colosseo e di Palazzo Farnese e i ripiani delle urne funerarie esposte al Museo Nazionale Etrusco – ad aver ispirato in Whitney la relazione tra colore e geometria», ha proseguito la galleria.
«L’Italia rimane una fonte di ispirazione fondamentale e duratura per Whitney, che trascorre le sue estati dipingendo in uno studio vicino Parma. L’artista lavora prolificamente, esplorando continuamente tutte le possibilità del colore, cosa che rappresenta ormai il tratto distintivo delle sue opere. In Italia Whitney adatta la tavolozza in base alla storia che lo circonda, permettendo tonalità tenui, il beige e i marroni, e i rossi Pompeiani, che assumono quindi un ruolo importante nelle sue ricche e varie composizioni», si legge nel comunicato stampa.
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