Fondazione Trussardi, il progetto online ‘Viaggi da camera’

di - 28 Marzo 2020

La Fondazione Nicola Trussardi, ha dato inizio al progetto Viaggi da camera «un progetto online che raccoglie e distribuisce quotidianamente immagini, video e testi, scelti da artisti invitati a raccontare il proprio spazio domestico e privato».

A inaugurare Viaggi da camera, ieri 27 marzo, una fotografia di Carlo Benvenuto, seguita oggi da un lavoro di Maurizio Cattelan e giorno dopo giorno verranno svelati i contributi di numerosi artisti, ad ora sono una trentina ad aver già confermato l’adesione.
Il pubblico può seguire lo sviluppo del progetto nella homepage del sito web e sugli account Instagram e Facebook della Fondazione.

«Ispirato al celebre romanzo settecentesco di Xavier De Maistre Viaggio intorno alla mia camera – scritto durante un soggiorno obbligato di 42 giorni in una stanza di Torino – Viaggi da camera invita gli artisti ad aprire le porte delle loro stanze reali e immaginarie.

In questi momenti di chiusura forzata in casa, Viaggi da camera stimola a intraprendere nuovi viaggi all’interno del perimetro della propria stanza, per provare a scoprire nuove mappe della fantasia e nuovi punti di fuga.

Tra i molti artisti invitati, hanno già aderito al progetto (in ordine alfabetico): Marco Belfiore, Carlo Benvenuto, Simone Berti, Maurizio Cattelan, Andrea Contin, Genuardi/Ruta, Massimo Grimaldi, Emilio Isgrò, Luisa Lambri, Marcello Maloberti, Domenico Antonio Mancini, MASBEDO, Marzia Migliora, Giuseppe Penone, Diego Perrone, Gabriele Picco, Paola Pivi, Farid Rahimi, Marinella Senatore, Elisa Sighicelli, Federico Tosi, Patrick Tuttofuoco, Grazia Varisco, Nanda Vigo, Luca Vitone», si legge nel comunicato stampa.

Maurizio Cattelan, Senza titolo, 2020, courtesy l’artista e Fondazione Trussadri
Massimilano Gioni, Direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi, ci ha raccontato il progetto.
Come è nata l’idea del progetto Viaggi da camera e in che relazione si pone con la progettualità generale della Fondazione Nicola Trussardi?

«La Fondazione Nicola Trussardi è un museo mobile, senza sede, che scova spazi insieme e per gli artisti, quindi in certo senso siamo da sempre una fondazione immateriale, che pensa ai musei più come un software che come un hardware.
Quindi l’idea di sviluppare un piccolo progetto online ci e’ sembrata perfettamente in linea con la nostra storia – fino a qualche anno fa per altro invitavamo gli artisti a ridisegnare la cover del nostro sito internet, quindi siamo sempre stati attivi anche digitalmente».

Perché avete scelto il romanzo di Xavier De Maistre?

«Il progetto Viaggi da camera è nato come reazione, direi quasi spontanea, alla reclusione forzata che stiamo sperimentando in queste settimane.
Il romanzo settecentesco di Xavier De Maistre Viaggio intorno alla mia camera – che ha ispirato il progetto – è sempre stato uno dei miei libri preferiti e mi sono ritrovato a pensarci perchè in queste settimane sto cercando di scrivere un testo sul lavoro di Carlo Benvenuto, che realizza tutte le sue fotografie proprio negli spazi domestici della propria casa, in una sorta di clausura ispirata…
E così quando, come molte altre istituzioni, ci siamo ritrovati a dover posporre e cambiare i nostri progetti – ad aprile avremmo dovuto inaugurare The collectivity project di Olafur Eliasson – con Beatrice Trussardi ci siamo subito detti che dovevamo pensare a un progetto online e cosi è nato Viaggi da camera, che poi è davvero un’idea molto semplice e forse più che altro una scusa per scrivere a tanti amici artisti e assicurarsi che vada tutto bene».

Nel progetto si possono rintracciare anche delle “affinità elettive” con la storia dell’arte italiana…

«C’è da aggiungere che proprio mentre pensavo al lavoro di Benvenuto, mi sono ritrovato a pensare quanto frequente nella storia dell’arte italiana sia questa introversione e questa riflessione sugli spazi domestici: dai teatrini metafisici di De Chirico e Savinio e persino De Pisis, passando ovviamente per Morandi, con il suo leggendario isolamento in via Fondazza, e nel dopoguerra gli interni ingigantiti di Domenico Gnoli ma anche le “sculture viventi” che Marisa Merz costruiva nella sua casa accanto alla bellissima scultura-altalena con la quale cullava la figlia Beatrice mentre lavorava sia a fare l’artista sia a fare la mamma…
Arte abitabile era una delle prime mostre dell’Arte Povera alla Galleria Sperone…
E poi le investigazioni dell’arte concettuale o, piu colorate e piacevoli, le mappe di Luigi Ghirri, con i suoi viaggi in stanze o alla mini-Italia… E poi il Mi ritiro a dipingere un quadro di Mimmo Paladino che vale da manifesto per l’intera generazione della Transavanguardia con il suo ritorno all’individuo e allo spazio domestico. Insomma la storia dell’arte italiana è piena di queste “fughe da fermo”, per usare il bel titolo di un romanzo di Edoardo Nesi di qualche anno fa…».

Come sta vivendo questo particolare momento la Fondazione Nicola Trussardi, che ha sempre lavorato sullo spazio pubblico e in questo momento lo spazio pubblico è interdetto?

«Certo è un momento difficile e vedere le nostre piazze e strade svuotate spezza il cuore… Speriamo di poter presto riuscire a riprogrammare il progetto con Olafur Eliasson, perchè l’idea di tornare a costruire una città insieme, stando gli uni accanto agli altri e giocando insieme e collaborando, acquisirà ben altri significati quando questa situazione sarà speriamo finalmente risolta…

C’è da dire poi che l’opera d’arte è per sua natura pubblica: è un luogo nel quale confluiscono idee e sguardi da una molteplicità di punti di vista. Quindi, sì, le strade sono deserte, ma ogni opera d’arte e’ sempre un esercizio di convivenza e collaborazione».

Una domanda legata al tuo ruolo di Associate Director e Director of Exhibitions del New Museum di New York: come sta vivendo il mondo della cultura newyorchese lo shut down e la situazione generale?

«Come sempre a New York, l’economia acquista una visibilità immediata e così molte conversazioni nei media al momento sono focalizzate sulle conseguenze economiche sui musei e sulle gallerie e sulla vita degli artisti e delle migliaia di persone che lavorano nella cultura e nell’arte a New York e nel resto degli Stati Uniti, conseguenze che purtroppo saranno molto gravi.
D’altra parte con il pragmatismo e la determinazione che sono la forza dell’America stiamo anche assistendo a un grande sforzo da parte di tutte le istituzioni di rimanere attive e presenti attraverso la programmazione digitale e altre forme di collaborazione a distanza. Posso dire che ho visto New York risorgere dopo l’11 settembre e dopo la crisi del 2008, quindi sono certo che si solleverà presto anche da questa difficilissima congiuntura».

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