03 settembre 2016

15 anni dopo

 

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Tra pochi giorni sono 15 anni. Tre lustri dal September 11, come lo chiamano gli americani. Da quell’11 settembre 2001 alle ore 9 circa, 3 del pomeriggio da noi, quando prima uno e poi un altro, due aerei si schiantarono contro la Torri Gemelle, buttandole giù, provocando migliaia di morti e dando inizio a una guerra che non è ancora finita. 
Il 12 settembre il Memorial, costruito sul rinnovato World Trade Center, ospita una mostra dove diversi artisti americani ricordano quel giorno e ne rielaborano la memoria luttuosa. Nessuna immagine è particolarmente drammatica e neanche particolarmente forte. Strano, no? Fino a un certo punto. Perché le immagini più forti, più assolute, che nessuno tra quelli che le videro, in diretta tv o dal vivo a Manhattan, potrà mai dimenticare sono proprio quelle dello schianto, il fumo, i crolli progressivi, il caos, la paura, la morte. Quelle che il musicista Stockhausen, tra indignazioni e ipocrisia, definì “la più grande opera d’arte possibile nell’intero cosmo”. September Eleven, insomma.  

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