Categorie: La foto

60 fotografi raccontano l’Italia del terremoto |

di - 22 Aprile 2017
È stato presentato ieri mattina Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma, il progetto non profit di fotografia sociale e documentaria che con oltre 10mila immagini online www.lostatodellecose.com intende raccontare l’Italia colpita dal terremoto: dall’Aquila ai paesi in abbandono dopo il terremoto del 1980 in Irpinia, fino al sisma di Amatrice e del Centro Italia dello scorso anno.  Nasce così il più grande osservatorio fotografico online sugli effetti dei terremoti nel nostro Paese, tutto grazie al lavoro di 60 fotografi, che hanno intrapreso un lavoro di documentazione e esplorazione dei vari luoghi. Il progetto, nato a L’Aquila nella primavera del 2016, è composto da varie sessioni. “3 e 32: Immota Manet”, presenta i progetti che alcuni dei più rinomati fotografi italiani hanno realizzato a L’Aquila, tra cui i premi World press photo Gianluca Panella e Massimo Mastrorillo. Uno spazio è dedicato ai terremoti del 2016 e 2017 nel Centro Italia, attraverso i reportage di fotogiornalisti come Giuseppe Carotenuto, Christian Mantuano, Matteo Minnella, Francesco Pistilli e tanti altri. Infine nella sezione “Passato Prossimo” uno sguardo sul dopo sisma nel resto d’Italia, attraverso una serie di reportage nella Valle del Belice, in Sicilia, o nell’Irpinia. Ideato e curato dal giornalista Antonio Di Giacomo, lo Stato delle cose è promosso e realizzato dall’associazione culturale La camera del Tempo, con il patrocinio del Comune dell’Aquila e con la collaborazione dell’associazione culturale Territori, del Dipartimento di Scienze Umane e del Laboratorio di cartografia dell’Università degli studi dell’Aquila, dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, del Segretariato regionale per l’Abruzzo del Ministero per i Beni culturali, e della rivista di fotografia EyesOpen! Magazine. Un lavoro in continuo sviluppo, per far sì che non si spenga l’attenzione sui luoghi colpiti dal sisma, documentando non solo il processo di ricostruzione ma anche la vita delle comunità che intendono riappropriarsi dei luoghi che gli appartengono. (NG)

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