Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gli stereotipi sull’Italia, pizza e mandolino o, peggio, pizza e mafia ci danno fastidio. Semplificano, appiattiscono la cosa di cui trattano. Prendiamo proprio la pizza: in realtà se ne consuma quotidianamente più negli Stati Uniti che in Italia, anche se quella made in Usa ha poco a che vedere con la vera pizza. Ma tant’è.
Una recente azione di beneficienza ha sfruttato però la realtà e l’immagine della pizza. È stata realizzata la più grande pizza che si ricordi a memoria d’uomo. Lunga 1,8 chilometri, che ha richiesto 2mila chili di farina e 2mila chili di mozzarella, 1.600 chili di pomodoro, 200 litri d’olio e 30 chili di basilico. E con questi numeri ha sfilato per Napoli. Per poi essere cotta, venduta e mangiata. E il ricavato è andato in beneficienza.