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Siamo a carnevale? E carnevale sia. Maschere a go-go, una sopra l’altra. Queste hanno tutto l’aspetto di essere orientali, anche la confusione che creano è squisitamente orientale. E questo fatto dovrebbe mettervi sulla buona strada. Perché mimetizzato tra le maschere – anzi lui stesso fattosi maschera, meglio ancora: diventato un cumulo di maschere – c’è un artista. Ma sì, che avete indovinato. Si tratta di Liu Bolin, lo Zelig dell’arte, che diventa quello che fino a un istante prima stava dietro di lui (o davanti a voi che guardate) e che un secondo dopo è un tutt’uno con lui.
Liu Bolin, cinese, nato a Shandong, nella Cina del Nord, nel 1973, si è mimetizzato con qualunque cosa: resti di Pompei, immagini di Mao, scaffali di supermercati, murales, robe antiche e moderne. Con quella meticolosità ossessiva che forse solo i cinesi riescono ad avere si dipinge uguale a quello che trova. E diventa di volta in volta Mao, una Ferrari, una rovina, una coca cola. Stavolta gioca con le maschere, che almeno una specie di faccia ce l’hanno.