26 giugno 2015

Grexit, orrido neologismo

 

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Ai Greci non rimane che pregare, come suggerisce questo murales fotografato in una strada di Atene. Ma più che pregare, secondo Tsipras, i Greci hanno versato già troppe lacrime e sangue. E di più non possono fare. La parola finale dovrebbe dirla l’Eurogruppo. Ma l’Eurogruppo non molla, tanto che anche l’incontro di ieri è finito con un nulla di fatto. Tutto è rimandato a sabato, «prima che riaprano i mercati», ammonisce Angela Merkel. I mercati! Come è noto, che l’Europa regga o crolli, lo decidono i mercati.  
Ma se sabato le posizioni non cambiano, se fosse la quinta fumata nera, se i creditori continuano a ritenere di aver fatto passi significativi e i Greci anche, passi che vanno su binari paralleli destinati a non incontrarsi, che succede? Veramente sarà Grexit – difficile trovare un neologismo così efficace e cinico insieme – come dice Matteo Renzi, lasciando intendere che qualcuno lavora per questa specie di soluzione? 
Ma l’Europa senza la Grecia, il Paese da cui il nostro Occidente è nato, è possibile? Da cui è nato e da cui forse può morire. Che incubo. 

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