14 ottobre 2015

I terreni vuoti di una città iperpopolata

 

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È un progetto strano, “poco Tate”, quello che l’artista messicano Abraham Cruzvillegas ha realizzato per la Turbine Hall della Tate Modern, presentato due giorni fa e che ha inaugurato la prima serie delle Hyundai commissions. Cruzvillegas, che lavora generalmente con materiali trovati, stavolta ha tappezzato la grande area al piano terra del museo, che un tempo ospitava la turbina della centrale elettrica, con piccoli appezzamenti recintati in legno, portando la terra da parchi londinesi, giardini di scuole e di musei. L’elemento naturale, quindi, trasferito dentro il tempio dell’arte. Le aree verdi, o la Waste Land di Eliot, nella città gentrificata.  
Il disegno in cui si sviluppano gli appezzamenti di forma triangolare e molto minimal somiglia allo scafo di una grande nave con la prua rivolta alla fine della Turbine Hall, quasi a volerne sfondare la parete. Ma i piccoli appezzamenti sono desolati, non a caso il progetto si chiama Empty Lot, probabilmente non vi crescerà niente, cosa che ha fatto spendere ad alcuni critici inglesi la parola “frustrazione”. 
Si tratta, insomma, di un’operazione molto concettuale e molto meno spettacolare di quelle che la Tate Modern ci ha abituato a vedere. 

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