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È autodidatta, ma indubbiamente in gamba. Costruisce set fantastici: case in volo o che poggiano sul nulla, paesaggi sputati fuori da un grammofono, ambienti sinistri e dalla prospettiva rovesciata. Insomma, Erik Johansson ci sa fare. Senza fare scuole e altro, questo fotografo svedese ha imparato a realizzare immagini dotate di quel “surrealismo realistico”, come lo definisce, discretamente attraente.
Però anche lui non sa fare a meno di teorizzare (vizio di molti artisti, vedi ieri Kapoor) e spesso i risultati del discettare non sono propriamente brillanti. Sentiamo Johansson: «Non posso dire realmente di aver deciso di adottare un certo stile. Quello che faccio diventa quello che diventa, io mi limito a realizzare l’idea che ho in mente e non scelgo di sviluppare uno stile preciso per far sì che si realizzi». Tutto qui?