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Un’onda prossima a gettarsi nel vicino Oceano Atlantico e che intanto si accontenta di duettare con il fiume Tago. Luminosa, con una cresta bianca (il tetto) e che nella sua altezza riflette i bagliori dell’acqua che ha davanti.
Così appare il MAAT, il nuovissimo Museo Arte Architettura Tecnologia che si inaugura il 5 ottobre a Lisbona. Disegnato da Amanda Levete, forse l’erede di Zaha Hadid quanto a visionarietà, architetta che è riuscita a far convergere esterno e interno nella forma di un luogo non convenzionale. Immaginato per fare un’esperienza dello spazio piuttosto che una qualunque visita al museo. E questa è solo una parte del MAAT. L’altra è ricavata dalla ristrutturazione di una grande centrale elettrica, dove grandi macchinari oggi in disuso si alternano a spazi per mostre temporanee.
A chi si deve questo gioiello che va ad impreziosire la già affascinante Lisbona? La fondazione EDP, impegnata nella cultura e nel sociale tanto da essere uno dei protagonisti della filantropia in Portogallo, nel 2011 ha deciso di creare un nuovo spazio pubblico ricavato dalla ristrutturazione della centrale elettrica e dalla creazione di un nuovo museo.
Il risultato è il MAAT. E la domanda è perché in Portogallo sì e in Italia no?