Arriva a Venezia una nuova versione dell’iconica opera di Jan Fabre (1958, Anversa) The Man who Measures the Clouds (Monument to the Measure of the Immeasurable), che in diverse versioni dal 1998 a oggi è stata esposto in vari luoghi e istituzioni dedicati al contemporaneo, tra cui, in questi mesi, il Madre di Napoli, dove fino al 30 settembre è ospitata una versione del 2018 in marmo di Carrara.
«Installata all’interno del Giardino di Palazzo Balbi Valier e visibile dal Canal Grande, – ha spiegato l’organizzazione alla stampa – la scultura monumentale
in foglia d’oro The Man who Measures the Clouds (Monument to the Measure of the Immeasurable), si staglia a nove metri d’altezza» e vi rimarrà collocata per l’intera durata della 58ma Biennale Arte di Venezia. L’installazione di “The Man who Measures” in occasione della Biennale 2019, con la curatela di Joanna De Vos, prosegue il comunicato stampa, segna «la decima partecipazione attiva di Jan Fabre alla grande kermesse veneziana, dove aveva debuttato ventiseienne nel 1984 ai Giardini, come rappresentante del Belgio. Nel tempo, Fabre è stato protagonista sia come artista della selezione ufficiale che in relazione a eventi collaterali».
Questo monumentale lavoro, ricorda il comunicato, «contiene un invito a riflettere sul ruolo dell’artista nella società. L’opera si presta a essere letta come “metafora dell’artista che cerca di catturare l’impossibile attraverso il suo lavoro”, per citare lo stesso Fabre, prendendo ispirazione all’asserzione del filosofo Protagora «L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò non sono». Per i greci, l’uomo è l’unità di misura del rapporto reciproco tra gli oggetti e, allo stesso modo, l’uomo di Fabre si pone a misura di tutte le cose, in omaggio alla grandezza dell’immaginazione umana».