11 giugno 2016

La grande bellezza

 

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Entri in una specie di cappella laica, scendi molti gradini e molti altri ancora. Poi la vista si apre su uno dei paesaggi urbani più belli del mondo, se non il più bello. Dai mercati Traianei arrivi al Foro. C’è la Basilica Ulpia, il Foro di Cesare, poi più in là quello di Augusto. Forme semicircolari e perfettissime, edifici rosati di mattone, torri stortignaccole che si arrampicano su per un cielo stellato che neanche in Yemen, pietre che raccontano la storia. Poi risali, e dall’alto di una terrazza vedi Roma come non la vivi mai. Unica. Unica al mondo. E maledetta per quanto ce l’hanno negata e maledetti e disgraziati noi che ce la siamo fatta negare. Da qui il suo sfracelo non è neanche un eco lontano. Qui è inverosimilmente bella. Per una sera torna ad essere come dovrebbe, potrebbe essere sempre, solo se se ne capissero le potenzialità.
Qui molti artisti hanno sognato di arrivare e qualcuno c’è riuscito. L’ultimo è Ugo Rondinone, portato a Roma da Ludovico Pratesi e da una corazzata Potemkin di gallerie: Barbara Gladstone, Sadie Coles HQ, Gladstone Gallery, Eva Presenhuber, Esther Schippe. Lui è piccolo, sorride, ha lavorato sodo e caparbio. Loro sono potenti e vogliono questa Roma. Lui anche. E chi non la vorrebbe? Lui ha fatto un lavoro dolce, poetico, primaverile e lunare. Noi siamo qui incantati a guardare. 

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