Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il gigantismo, che ha attaccato come un morbo molta arte contemporanea, non ha limiti. Sembra una tautologia, e forse lo è. Sta di fatto che l’artista australiano Guido van Helten, per il quale è giusto adottare il neologismo “global street artist” ha battuto ogni limite della Street Art, appunto.
Non è la prima volta che van Helten realizza creature giganti sulle facciate cieche di edifici o complessi industriali a molti piani e ne ha disseminato il globo, ma stavolta ha superato se stesso. A Fort Smith, in Arkansas, sulle pareti altissime di un mangimificio sono comparse tre figure: un nativo della tribù degli Apache naturalizzato Usa, una donna afro-americana, un ex impiegato ora in pensione. Per van Helten rappresentano gli eroi-tipo di questa città ed esprimono il meglio del carattere dei suoi abitanti.
Quindi, obbligatorio celebrarli come dei veri giganti!