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Ci sono dei libri che fanno inorridire pregiudizialmente. Perciò si lascia passare del tempo prima dell’acquisto e della lettura, rigo per rigo, nota per nota, con la disponibilità a ricredersi. Per il libro in questione la casa editrice c’è (Einaudi), gli autori anche – Tomaso Montanari e Vincenzo Trione, il titolo pure (Contro le mostre) e vi è anche un sottotitolo programmatico che così ci insegna: “Un sistema di società commerciali, curatori seriali, assessori senza bussola e direttori di musei asserviti alla politica sforna a getto continuo mostre di cassetta, culturalmente irrilevanti e pericolose per le opere. È ora di sviluppare anticorpi intellettuali, ricominciare a fare mostre serie, riscoprire il territorio italiano”.
Non mi soffermo su considerazioni personali circa il piccolo volume ma dedico a tutti, proprio a tutti, una citazione dal capitolo La biennalizzazione dell’arte che, come ci insegna la nota al testo, è stato scritto da Vincenzo Trione:
“…Si pensi ai tanti curatori che collaborano a riviste, a giornali, a siti web o curano importanti mostre. Sovente sono dilettanti di rara incultura, sprovvisti di specifiche conoscenze, che però rivendicano il diritto di parlare e di scrivere sulle esperienze artistiche di oggi… Ma si rivelano soprattutto incapaci di elaborare un pensiero forte, per provare a cogliere il senso del divenire delle arti nell’età dell’ansia”.
Parole sante che, con rispetto e stima verso gli artisti coinvolti e le loro opere, mi sollecitano però una domanda: anche a voi torna alla mente la mostra del Padiglione Italia che l’autore in questione ha curato per la Biennale Arte Visive del 2015?
Kissxx