Luca Cipelletti, architetto, museografo, progettista di oggetti-scultura dall’identità multiforme dalle linee rigorosamente minimaliste realizzati con diversi materiali: è un costruttivista destrutturato, anomalo progettista della creatività capace di sovvertire l’estetica e la funzionalità di un tavolo, una consolle, una panca e anche del suo studio-atelier milanese, dove arte e architettura s’intrecciano, ingannano la percezione e nulla è come sembra, si racconta in questa intervista.
Lei ha incentrato la sua attività per vocazione plurima sulla “compenetrazione” progettuale tra architettura e arte, forma, funzione e sensazione: quali sono i risultati di tale investigazione dello spazio, ambienti, luoghi e oggetti?
«Ritengo che la progettazione architettonica riguardi una compenetrazione di discipline. Negli ultimi anni ho fatto di questo pensiero un metodo: quando mi avvicino a un nuovo progetto, che si tratti di una mostra, di un’architettura, di un prodotto, cerco di costruire un team di persone dalle competenze molteplici che possano contribuire nel modo migliore. Questa operazione può rivelarsi complessa ma i risultati nello spazio sono sorprendenti. Le idee si trasformano così in progetti totali».
Cosa propone con il progetto “XYZ Architectonic Furniture Made–to-Measure”?
«XYZ è un elemento di arredo. Nasce come tavolo ma è anche consolle, panca, comodino: una famiglia di oggetti nati da un principio progettuale comune. La chiave del progetto è l’angolo/nodo: una struttura che inganna l’occhio e fa apparire bidimensionali, secondo la prospettiva, e sempre diversi, piano e gambe. Oltre ad essere un oggetto è inteso anche come un servizio in cui il cliente è libero di scegliere in una vasta gamma di materiali e dimensioni (xyz: lunghezza, larghezza, altezza)».
Luca Cipelletti e Anne et Patrick Poirier – Architectures des Memoires, blomqvist
Decorazione e funzione sono ancora un valore nel design contemporaneo? Perché?
«Penso che nel design contemporaneo la vera rivoluzione sia legata al grado di ricerca e tecnologia. In XYZ la tecnologia è rappresentata da un nuovo nodo strutturale che permette a un tavolo visivamente così leggero di arrivare a tre metri e mezzo di lunghezza».
Quando ha iniziato a collaborare con Anne e Patrick Poirier e quali sono i vostri punti in comune?
«Oltre al Giardino di Hypnos ho lavorato con Anne e Patrick a due mostre che raccontavano la genesi di questo progetto, al Madre di Napoli e Palazzo Pirola a Gorgonzola. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di collaborare anche sul progetto paesaggistico dell’azienda agricola di Castelbosco e adesso sulla mostra in studio: “Architectures des Memoires”. I punti in comune sono tanti, in modo particolare lo studio del passato e la valorizzazione delle stratificazioni del tempo».
Cosa espone e quali criteri di allestimento ha adottato?
«La mostra raccoglie diversi lavori degli artisti francesi su alcuni temi portanti della loro ricerca: la memoria innanzitutto, il viaggio, le mappe, i territori e la loro trasformazione. Temi della loro ricerca artistica che culminano nel progetto comune del Cimitero di Gorgonzola. L’allestimento è un percorso studiato con Anne e Patrick che si integra ad uno spazio di lavoro e che si stratifica con gli oggetti e le opere d’arte presenti come il wall drawing che David Tremlett fece l’anno scorso per la mostra “Someone Has Done Something On The Wall, 1974 – 2017”».
Luca Cipelletti e Anne et Patrick Poirier – Architectures des Memoires, blomqvist
Nel suo studio, ricavato da un ex filanda, zona Naviglio Grande, espone accanto alle opere degli artisti francesi anche il grande plastico del cimitero di Gongorzola ancora in fieri condiviso con i Poirier: quali sono le intenzioni poetiche di questo progetto e come stanno procedendo i lavori?
«In questo progetto, un cimitero come opera d’arte, gli artisti hanno sintetizzato quarant’anni di ricerca sulla memoria. Il cimitero di Gorgonzola sarà un giardino, un nuovo Eden, un luogo d’incontro tra i vivi e i loro cari. La committenza, il Comune di Gorgonzola, ha da poco approvato una variante con un progetto preliminare che riduce drasticamente il costo del primo progetto consegnato, per più del 40 per cento, senza compromettere l’essenza».
Rispetto al progetto originale del cimitero esposto in questa occasione, cosa cambierà nella versione finale e quando sarà terminato?
«Nell’ultima variante sono state ridotte drasticamente le proporzioni, essendo cambiato il piano cimiteriale del Comune, infatti, non occorreva più un cimitero così grande: la foglia di quercia che, simbolo di forza ed eternità, costituiva il perimetro del cimitero è stata notevolmente ridotta mantenendo comunque la sua forma organica. La Piazza delle celebrazioni è stata spostata verso l’ingresso e le piante verranno piantumate più giovani, per ridurre i costi. L’edificio d’ingresso, originariamente pensato con una facciata rivestita di mosaico blu, un cielo stellato, sarà in cemento faccia a vista bianco a cui sono state aggiunte delle finestre triangolari sui prospetti e ulteriori simboli religiosi. Alla fase preliminare seguirà la progettazione esecutiva».
A quale progetto sta lavorando attualmente?
«Abbiamo numerosi progetti in cantiere: un masterplan e dei nuovi padiglioni per il Museo della Scienza a Milano, un Museo per l’azienda Bitossi Ceramiche in Toscana e la riqualificazione di due edifici medioevali a Rimini che ospiteranno la collezione San Patrignano e nuovi spazi espositivi per mostre temporanee».
Jacqueline Ceresoli