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Roberto Rosso, classe 1956, docente ordinario di Fotografia e direttore della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte dell’Accademia di Brera, Milano, sperimentatore di programmi innovativi dagli anni’90 per indagare potenzialità estetiche e poetiche dell’immagine digitale, cultore del restauro virtuale e “anamorfismi” dinamici degli oggetti fotografati, racconta come il divenire delle arti si impara a Brera 2, dove formazione interdisciplinare, innovazione e immaginazione sono di casa.
Come si struttura, quali sono gli obiettivi e metodologia del Corso di Nuove Tecnologie dell’arte da lei diretto?
«La Scuola di Nuove Tecnologie ha una struttura composta da una parte culturale, materie di tipo teorico, proposte tutte al primo anno, quindi una seconda sezione che prepara alle tecnologie, per finire con una scelta modulabile per personalizzare un piano di studi più vicino alle caratteristiche di ogni studente. Questo percorso interdisciplinare è quello che distingue questa scuola da altre di stampo più esclusivamente tecnico e con carattere sicuramente più commerciale».
Lei è docente di fotografia, oltre che direttore in carica. Che differenza c’è, se esiste, tra la fotografia analogica e quella digitale?
«Fotografia…La fotografia è analogica in se, poiché esiste in natura, nel senso che la scrittura della luce su un materiale sensibile è qualcosa che esiste e non è stato inventato dall’uomo. Premesso ciò, la fotografia è un atto mentale, non è arte, arte è nel saperla fare, pertanto quello che conta è capire che non si fotografa per far vedere, ma per raccontare e farne memoria e questo è parte del contenuto del mio corso. L’altra parte non meno importante è quella che insegna a leggere una fotografia, cosa in genere mai trattata, pertanto al mio corso è escluso l’uso della post produzione, semplicemente perché ritengo abbia più senso insegnare a scattare nel modo giusto piuttosto che insegnare correggere qualcosa di sbagliato!».
Roberto Rosso, Scultura in legno
Come insegna fotografia ai suoi studenti, chiamati “nativi digitali”?
«In Nuove Tecnologie le maggiori criticità si trovano agli estremi, per la verità molto insignificanti, ovvero, nella troppa tecnologia fine a se stessa e nella convinzione che la libertà incondizionata agli studenti insegni a produrre arte. L’arte non si insegna! Tento di educarli all’osservazione di dettagli, la fotografia manifesta uno sguardo sul mondo, ma non lo rappresenta!».
La sede di Nuove Tecnologie, nominata Brera 2 si trova in viale Marche, è decentrata rispetto alla sede centrale in via Brera 28, si favoleggia uno spostamento a breve, accadrà?
«È necessario. La sede in viale Marche è nata 20 anni fa come provvisoria. Se la provvisorietà in quegli anni poteva funzionare, oggi non regge più. La Scuola cresce inevitabilmente, è una questione di contemporaneità, pertanto le problematiche di sicurezza, igiene e didattica, non sono più accettabili. I nuovi progetti all’orizzonte potrebbero essere attuabili e certamente soddisfacenti, dal momento però in cui diventeranno concretizzabili! In queste difficoltà oggettivamente non più sopportabili, gli studenti chiedono spazio, spazio per studiare, sperimentare ed esporre, ricordo che i nostri studenti stanno producendo molti lavori sperimentali di grande attualità e per questo degni di essere visti anche dal mondo esterno».
I docenti di Brera 2 sono per lo più liberi professionisti e a contratto, molti vengono riconfermati ogni tre anni in seguito a regolare concorso, ma per quali motivi non hanno diritti e sono considerati di serie “B”?
«Le scuole classiche di Brera hanno una difficoltà di adattamento al contemporaneo, lo capisco bene, è difficile metabolizzare il fatto che si possa fare scultura, pittura, decorazione, scenografia, con altri mezzi senza tradirne il linguaggio! È una questione che si può risolvere comunque solo con un aggiornamento della classe docente. Bisogna eliminare una cattiva idea che le tecnologie siano “il computer” inteso come oggetto tecnologico e basta, le nuove tecnologie sono trasversali a tutti i linguaggi, perché sempre più in grado di rappresentarci in ogni cosa, e questo è e sarà sempre più inevitabile. La scuola di NT ha pure un’anomalia didattica. Il 95 percento dei docenti sono a contratto, solo 7 su 45 sono docenti titolari di cattedra. Sono convinto che i regolamenti didattici dovrebbero prendere in considerazione questo fatto e rivedere diritti e doveri di questa classe docente molto importante. Il contrattista della scuola di NT è un professionista della sua materia di competenza, quindi preparato ed aggiornato di default, preparato sicuramente per l’insegnamento di corsi che per loro natura devono subire aggiornamenti ormai quotidiani».
Roberto Rosso, Umanesimo futuro
Quali nuovi corsi sono stati introdotti per aggiornare la scuola e avvicinarla al mondo del lavoro?
«L’offerta formativa della scuola è molto varia, tocca inevitabilmente tutti i settori di quella che un domani potrebbe essere una professione oppure un’espressione artistica. Quello che conta, non finirò mai di dirlo, non è la pretesa di insegnare l’arte, ma quella di insegnare tutti i linguaggi che portano all’arte, perché a scuola si viene per imparare nuovi linguaggi in linea con il divenire delle arti non per fare quello che si vuole in completa libertà. Anche se maieuticamente si tende a potenziare il talento degli studenti, ci sono “grammatiche” da conoscere per metterle poi in discussione con intuizioni innovative».
Ci sono studenti stranieri?
«Ci sono molti studenti stranieri, molti gli asiatici e iraniani, ma diversamente dalle altre scuole di Brera, sono molto equamente divisi, cosa che porta ad una sicura crescita intellettuale».
Cosa propone per migliorare il “pacchetto educativo e formativo” degli operatori nell’ambito dell’immagine e immaginari?
«La mia costante mission è quella di aumentare la collaborazione tra docenti e tra docenti e studenti. I nostri ragazzi sono assetati di conoscenza e l’unico modo è quello di aprire un dialogo con loro. Ci stiamo riuscendo e questa è la nostra forza».
Jacqueline Ceresoli