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Ormai un anno fa inaugurammo “Icone per caso” con un piccolo reperto proveniente dalle spiagge liguri e consistente nell’interstizio tra due mattoni reificato in un sassolino, che il moto ondoso arrotondò mimetizzandolo tra gli infiniti altri dell’arenile. L’estate è di nuovo arrivata e con essa la voglia di mare. Anche stavolta il reperto che abbiamo selezionato racconta l’Antropocene, e precisamente l’incontro fortunoso tra un cavalluccio marino e un cotton fioc alla deriva, al quale sta abbarbicato per simpatia o forse per un passaggio. Questa immagine sorprendente scattata in Indonesia è opera di Justin Hofman, uno dei finalisti del “Wildlife Photographer of the Year 2017”, il noto concorso fotografico organizzato dal prestigioso Museo di Storia Naturale di Londra, che valuta ogni anno gli scatti dei fotografi naturalisti provenienti da tutto il mondo. Pur non riuscendo ad aggiudicarsi uno dei premi in palio, ha finito per simboleggiare, nell’immaginario comune, la condizione altamente inquinata degli oceani tanto che nel 2050, secondo l’Onu, la presenza di plastica potrebbe superare quella dei pesci. Assecondando tale lettura, cerchiamo di precisare meglio il senso di questa immagine, che si è meritata il titolo per noi ben più prestigioso di “Icona per caso” (cioè di opera d’arte).
Il crossover tra elemento visivo ed elemento acustico, ancorché non cercato né così evidente, è la cifra più sottile di questa puntuale allegoria. Come non leggere, infatti, l’incontro tra lo spiraliforme cavalluccio marino e il cotton fioc se non come un’allusione all’anatomia dell’orecchio umano e, dunque, come una denuncia della nostra sordità alla catastrofe in atto? Ma quest’icona ambivalente sembra raccontare al contempo di una sordità rimossa, come se il repulisting pure rappresentato avesse ripristinato la capacità della nostra cavità auricolare di sintonizzarsi con un’allerta talmente immanente, da risultare inaudita, rovesciandosi nella nota conducibilità acustica di un elemento liquido altrettanto immanente.
Questo scatto sapienziale dovrebbe campeggiare tra i vessilli di ogni G7 o G8 prossimo venturo, perché la sagacia oniroide che veicola racconta esattamente di un allarme planetario che va inabissandosi mentre si mostra, condensandosi in icona non solo il ritmo intermittente delle sue rimozioni e riemersioni, ma anche un pericolo che sinistramente si alimenta del suo diniego.
Photo: Justin Hofman
Roberto Ago