Categorie: lavagna

Maxxi e Italia grilla

di - 5 Marzo 2013
Qualcuno, anche tra i lettori di Exibart, sostiene che la cultura non è una priorità del futuro governo. Che chiederne conto a chi sarà al governo, soprattutto alla nuova forza presente in parlamento, il M5S, è fuori luogo. Ho già spiegato perché secondo me non lo è, essendo convinta che alcuni dei punti del programma del M5S, e precisamente tutela del paesaggio e rilancio della scuola e del sistema dell’istruzione, siano a tutti gli effetti battaglie decisamente culturali.
Vorrei però soffermarmi su un altro punto, che penso sia nell’interesse dei lettori di Exibart e, spero, del Paese. In questi giorni Giovanna Melandri sta conducendo le sue consultazioni per la nomina del nuovo direttore del MAXXI, affidando i colloqui all’agenzia milanese Odgers Berndtson. I migliori papabili per la nomina, Carolyn Christov Barkagiev e Massimiliano Gioni, hanno già declinato l’invito. Le ragioni, anche se non comunicate, paiono abbastanza evidenti: perché mai Gioni dovrebbe lasciare la co-direzione del New Museum di New York e la direzione artistica della Fondazione Trussardi di Milano per infilarsi nella realtà problematica del MAXXI? Stesso discorso per Christov Barkagiev che, come già segnalato da noi che la conosciamo da anni, è persona alquanto esigente, non incline a compromessi e al non avere totale libertà di azione.

Rimangono quattordici candidati, rosa composta fondamentalmente da nomi stranieri di qualità, con scarsa presenza degli italiani, dove sembra essere assente Danilo Eccher, attualmente al vertice della GAM di Torino, e che invece da qualcuno è stato dato per “papabile” e pronto a un ritorno a Roma.
Al di là dei nomi, il problema è un altro: chi oggi se la sente dall’estero di abbracciare il progetto MAXXI, la sua direzione, in un clima politicamente così confuso quale si presenta oggi nell’Italia post voto? Quale è la credibilità, non tanto del MAXXI; che nel frattempo non è cambiato, ma dell’Italia stessa, e dunque del futuro Ministero dei Beni Culturali al quale il MAXXI, nonostante sia Fondazione, fa riferimento, essendo il Mibac il suo azionista di maggioranza? La direzione del MAXXI; insomma, rivela in controluce (semmai ce ne fosse bisogno) la realtà difficile e potenzialmente gravida di ulteriori complicazioni (se non peggio) che è l’Italia uscita dalle urne.
Prevedo già la risposta: “chissenefrega”. Il MAXXI è un museo sbagliato fin dalla sua nascita, che non doveva essere realizzato, che ha portato solo dentro gli amici degli amici, che ha contribuito a rinsaldare un sistema dell’arte malato fin dalle sue radici. E che quindi, se crolla insieme al Pd, al parlamento e a non so cos’altro, tanto meglio. E così via screditando.
Posizione sciocca, sbagliata e soprattutto pericolosa. Lo affermo a dispetto delle critiche (ed eventualmente insulti) che mi posso tirare dietro. Il MAXXI; che piaccia o meno, è, al pari dei nostri altri musei e beni culturali, un patrimonio di questo Paese, per il quale sono stati spesi molti soldi, che la società civile ha atteso per anni e che va valorizzato al meglio delle (sue e nostre) possibilità.
Il “nuovo”, lo scontro generazionale, la pulizia dell’Italia non c’entrano un bel niente. Non solo perché non è mai particolarmente acuto buttare il bambino con l’acqua sporca, ma perché quello che occorre fare soprattutto oggi è ricominciate, ricostruire. Uscire dal pantano.
Lo sfascismo, che già tanta parte ha in Italia, è un vizio masochistico di cui occorre liberarsi il più in fretta possibile. Non capirlo è pericolosamente miope, se non peggio. Questo è anche il banco di prova di una classe politica che ha il dovere di presentarsi matura per i compiti che ha davanti. Ma è anche il banco di prova della società italiana, dell’Italia Grilla post 24 febbraio, che deve avere testa e cuore per se stessa e per il proprio futuro. E allora, beh, anche il MAXXI, la cultura, parola che a qualcuno fa orrore perché pensa sia solo la solita (solo meno visibile) melma dove sguazzano la casta e il malcostume italiota, sono argomenti verso i quali non ci si può tirare indietro.

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  • Forse è davvero arrivato il momento di dircela tutta.
    Il MAXXI sta diventando un caso emblematico del metodo con cui il PD (ex DS ed ex PCI) ha sino ad oggi - e speriamo davvero basta! - gestito il mondo della cultura italiano. Un sistema di potere che ha garantito dal secondo dopoguerra in poi cattedre, nomine, carriere e così continuando.
    Non credo che nessuno sinceramente voglia il crollo del MAXXI, sarebbe davvero una follia, ma è certo che oggi vogliamo un MAXXI diverso e una cultura libera non solo dal PD ma dalla politica in generale.
    Ha ragione Adriana Polveroni, non basteranno tutte le Odgers Berndtson del mondo per risolvere i problemi del MAXXI e di tutti i musei italiani.
    Quello che a questo punto è invece necessario fare è costringere la politica - la nuova politica, i nuovi deputati, i nuovi senatori, i nuovi consiglieri regionali e quelli comunali che verranno -, ad addottare misure per una vera riorganizzazione del sistema dell’arte italiana, attribuendogli le risorse oggi disponibili (poche ma certe), attuando un piano fiscale adeguato al rilancio, stabilendo reali criteri di merito e trasparenza nelle nomine.
    Per tutto ciò e per il molto altro che serve, le dimissioni di Giovanna Melandri hanno oggi assunto, come il MAXXI, un carattere simbolico, e appaiono quindi sempre più inevitabili.
    http://maxxinostri.wordpress.com/

  • Sig Gavarro,
    Non capisco perché si lamenti della trasparenza di questa selezione.
    Mi saprebbe indicare, nel dettaglio, un vero sistema trasparente? Come garantirebbe maggior trasparenza ed equità?
    È una domanda senza polemica, sono rimasta colpita dalla sua affermazione perché io, pur non essendo pro Melandri, ero rimasta favorevolmente impressionata dal metodo di selezione.
    Grazie
    CT

  • facciamo adesso il processo alle intenzioni dei nuovi eletti (soprattutto M5S) sperando che dimostrino "maturità" nelle scelte da compiere e abbiamo avuto le fette di prosciutto sugli occhi o peggio le bocche tappate in anni e decenni di soldi spesi troppo e male (di tutti noi), amici degli amici, politica che entra massicciamente in ambiti non suoi depauperandoli. Se i tanto blasonati stranieri non vengono a dirigere il nostro bello e COSTOSO maxxi è sicuramente per una situazione pregressa.

  • Gentile Cristina Tolli,
    non mi lamentavo della trasparenza in questa selezione. La mancanza di trasparenza riguarda purtroppo quasi tutta la storia italiana degli ultimi trent’anni, almeno. E, com’è noto, è il frutto di un esercizio improprio del potere politico. Anche per questa ragione il nostro paese vive le grandi difficoltà del momento. E questa è la ragione per cui abbiamo messo fortemente in discussione l’attuale Presidenza del MAXXI.
    Quello che condividevo con Adriana Polveroni era la considerazione che i problemi del MAXXI oggi non saranno risolti dalla Odgers Berndtson. I problemi sono relativi all’entità delle risorse, ma sono anche strutturali, organizzativi e gestionali.
    Sarebbe interessante oggi, ad esempio, introdurre il bilancio delle competenze nel museo e valutare i risultati.
    Questo sarebbe un bell’esercizio di trasparenza. Esattamente quello che succede nei musei francesi, tedeschi, inglesi, e così via.
    Siamo o non siamo europei?

  • Eg. Prof. Polveroni
    Posso capire che l’arrivo di neo deputati fuori di schemi consolidati di una politica vecchia possa in qualche modo disorientare per chi si è ben piazzato all’interno della vecchia nomenclatura.
    Credo che fare oggi i processi alle intenzioni non giovi a nessuno.
    “Chissenefrega” è una risposta qualunquista che credo non trovi interlocutori se non in chi non ha cuore sia l’arte ma la cultura in generale.
    Credo sempre che l’umiltà sia elemento prezioso in questo momento storico e politico, chi avrà la capacità di guardarsi dentro e vedere cosa ha realizzato per il bene comune, avrà la misura degli eventi, chi ha realizzato più per interesse personale, avrà lo stesso la misura degli eventi.
    Il MAXXI è l’espressione dell’arte contemporanea per questa nostra città e al pari del TATE MODERN Gallery, deve restare tale.
    Sta come sempre nel individualismo di pochi o di molti la riuscita delle “cose”.
    Cosa mancherà? Un direttore all’avanguardia? Un nome altisonante?
    O la vera sperimentazione che contraddistingue oggi l’espressione artistica contemporanea?
    Sia, la Melandri l’artefice di una nuova sperimentale direzione artistica del MAXXI, risparmiando prima di tutto su stipendi d’oro e riportando il MAXXI ad un vero laboratorio sperimentale.
    Cerchiamo di essere ottimisti!
    Luana

  • Cara Luana, "l'ottimismo della volontà", anche se un po' fuori moda, rimane solido, almeno per me! Altrimenti, dove si va?
    Affermavo certe cose perché avevo notato un certo atteggiamento liquidatorio e anche l'uso (parecchio fuori luogo) di appellativi tipo "casta" e simili. Non ne faccio una questione personale, ma non vorrei che nella furia da rinnovamento certe cose possano essere fraintese. Tutto qui. Dopodiché, andiamo avanti. Di battaglie, purtroppo in questo Paese, ce ne sono da fare ancora molte.

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