Moleskine e penna a china alla mano, le colonne di piazza San Pietro o la Cupola della Basilica di Santa Maria della Salute come modelle, un ultimo tocco di personale creatività ed ecco che gli sketches dell’australiano Mark Poulier diventano immagini virali della rete. Gli schizzi, come le acqueforti e le litografie, sono generi che spesso guardiamo con occhio critico, considerandoli solo bozze, tavole preparatorie per un’opera più grande e definita. Architetti, scultori e artisti spesso si affidano più alle possibilità dello schermo e dei programmi virtuali per dare vita alle loro opere. Anche Poulier ne fa buon uso, ma rimane fedele alla vecchia carta e al tratto sicuro e concreto della china. Una scelta che si rivela vincente: in poco tempo riesce a diffondere i suoi disegni attraverso social, come Instagram, raggiungendo più 73k follower. Pagine e pagine di schizzi documentati ogni giorno e apprezzati da un pubblico sempre più numeroso.
Tra le opere, molte vedute del Belpaese. Roma, Venezia, Lecce sono protagoniste come nelle fedeli riproduzioni di un passato neanche troppo lontano. Ma perché questo interesse per l’Italia?
«Semplicemente amo il vostro Paese. Venni a Roma la prima volta nel 1989. Fu il mio primo viaggio oltremare, ovviamente era tutto nuovo per me, tuttavia mi sembrava di conoscere quei luoghi da sempre, come se ci fossi già stato prima. Il mio orientamento era sicuro e passeggiare nel centro era facile e naturale. Avevo studiato arte e il Rinascimento per anni, perciò le architetture, i nomi delle piazze e delle vie erano tutti nella mia mente. È stata un’esperienza bellissima e davvero stimolante. Documentai tutto sul mio quaderno degli schizzi, fotografai ogni cosa, l’Italia mi aveva letteralmente risvegliato, per questo amo riprodurla nei miei lavori e per questo desidero ritornare. Disegnarne gli ambienti è per me un modo per essere sempre lì».
Le tue opere sono davvero dettagliate, fedeli e al tempo stesso originali, la sensazione è quella di essere di fronte a un’immagine proveniente da un libro di storia. Perché hai scelto questo percorso di produzione artistica?
«Amo disegnare la Storia. Il passato avvolge questi palazzi che hanno osservato, silenziosi e immobili, il trascorrere del tempo e il passaggio dell’uomo. Il mio intento è rimanere fedele alla bellezza di questi palazzi e alla loro storia. Inoltre, trovo interessante descrivere luci e ombre tramite l’incisione, tecnica essenziale per rappresentare la tridimensionalità dello spazio. Questa sorta di prefotografia è il metodo migliore per soddisfare il nostro bisogno di realtà e nel volere riprodurre proprio tale realtà sembra che io abbia creato il mio stile, la mia romantica espressione di ciò che credo di vedere».
In quest’epoca di tecnologie altamente sviluppate e performanti ritieni che disegnare e dipingere sia ancora importante?
«Assolutamente sì. Come essere umani non dobbiamo mai perdere l’importanza dell’abilità di plasmare oggetti e materiali direttamente con le nostre mani. È così sin dalla preistoria. Il tratto, l’immaginazione e le idee sono i nostri valori più importanti. Siamo esseri sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo per essere sorpresi ancora e ancora».
Guardando su Internet abbiamo trovato molti artisti con uno stile molto simile al tuo, ma non con i tuoi stessi numeri sui social media. Perché?
«In generale ci sono alcune regole che seguo quando lancio post sulle mie opere, come ad esempio l’uso degli # o la continuità nel tema, ma anche l’interazione con il pubblico è altrettanto importante. Ogni volta che qualcuno spende parte del suo tempo a lasciare un commento cerco sempre di rispondere. Un piccolo segreto forse è anche l’impegno con chi mi segue. Spesso infatti organizzo competizioni o pacchetti premio. A dire la verità sono colpito dai miei numeri, ogni giorno i follower aumentano!».
Ci sono progetti a cui sei particolarmente legato?
«A dire il vero sono molto orgoglioso degli schizzi che descrivono bene luci e forma senza doverci tornare più volte. Uno dei miei preferiti è quello della Chiesa Il Gesù a Roma o la Chiesa di San Matteo a Lecce, alcune delle panoramiche come quella aerea del Zanipolo di Venezia o in prospettiva del Duomo di Milano. Poi ci sono alcune idee originali e alternative, come la Torre di Pisa realizzata con bicchierini da caffè usa e getta che hanno riscosso molto successo specialmente sui social media».
E per il futuro? Qual è la tua più grande ambizione?
«Mi piacerebbe poter esporre in una città europea, forse Londra o Roma. Ma molto più semplicemente, vorrei essere un artista felice e con sempre nuove idee da realizzare!»
Chiara Gallo