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Il padiglione svizzero quest’anno presenterà una riflessione sulla storia della partecipazione alla Biennale della confederazione elvetica, con un tributo postumo ad uno dei suoi più grandi artisti, Alberto Giacometti.
Philipp Kaiser, curatore nominato dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, descrive l’esposizione nei termini di una «Riflessione sui paradigmi identitari dello Stato nazionale e la sua politica culturale». Per la mostra “Women of Venice” ha selezionato tre artisti di origine svizzera ma attivi all’estero da lungo tempo: il duo Teresa Hubbard / Alexander Birchler e Carol Bove, invitati a produrre dei progetti che gettino nuova luce sul lavoro di Giacometti, partendo da una prospettiva internazionale. Questa era infatti particolarmente cara all’artista, nato nei Grigioni nel 1901 e trasferitosi a Parigi nel 1922, che fin da giovane rifiutò sistematicamente qualsiasi etichetta di appartenenza nazionale. Da qui anche il suo scarso interesse per la manifestazione veneziana, a cui partecipò solo nel 1956 presentando la serie di figure Femmes de Venise, realizzate in gesso, nel Padiglione francese, dopo aver declinato l’invito a rappresentare ufficialmente il suo Paese in laguna – anche nel padiglione costruito dal fratello Bruno nel 1952 – dichiarando un chiaro disinteresse verso il formato delle partecipazioni nazionali, tipiche della Biennale. La Biennale, dal canto suo, rese invece omaggio al maestro svizzero nel 1962, pochi anni prima della sua scomparsa, attribuendogli il Gran premio internazionale per la scultura, riconoscendone il ruolo di rilievo nella produzione contemporanea.
Proprio a partire dall’universo formale ed estetico di Alberto Giacometti, Carol Bove, nata a Ginevra nel 1971 e cresciuta in California, realizzerà per il padiglione svizzero un nuovo corpus di lavori, che l’artista definisce “costellazioni sculturali”. A Venezia i suoi tipici assemblage, che combinano oggetti ritrovati ed elementi da lei stessa realizzati, saranno disposti nello spazio per sondare, in un dialogo ideale, le forze relazionali presenti nelle composizioni di Giacometti: con un’alternanza di interventi installativi e sculturali, Bove accenderà i riflettori su nessi discorsivi nascosti tra le figure, per esplorare con la sua consueta leggerezza il linguaggio della scultura.
Teresa Hubbard, irlandese con nazionalità svizzera e Alexander Birchler, nato a Baden nel 1962, formano una coppia artistica dal 1990. Con un approccio documentaristico, nel loro lavoro producono da tempo diversi video come forma di riflessione sul cinema, alternando fiction e immagini di repertorio. Così è costruito anche Flora, la nuova produzione che sarà presentata a maggio, che ricostruisce la figura di Flora Mayo, artista americana oggi sconosciuta, che negli anni 1920 studiò a Parigi contemporaneamente a Giacometti e fu legata a lui per un periodo. Di lei sono noti la serie di ritratti in bronzo che ne fece Alberto, su cui appuntano l’attenzione anche Hubbard e Birchler, che testimoniano, oltre alla loro storia d’amore, la forza creativa delle collaborazioni artistiche, e gettano al tempo stesso una luce inedita sul giovane Giacometti.
Silvia Simoncelli