-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’Afghanistan è il Paese che ci viene e in mente quando vediamo, leggiamo o ascoltiamo le notizie su una guerra confusa che sembra non finire mai e che ha distrutto un intero mondo e la sua cultura originaria. Ma subito dopo, grazie a dOCUMENTA (13), quel Paese bello e ricco invece di una cultura molto interessante, diventa un punto sulla mappa dell’arte internazionale. Non solo attraverso le mostre di singoli artisti originari dall’Afghanistan, ma anche mettendo a fuoco progetti specifici, collaborazioni, incontri e discussioni. E allora ci rendiamo conto che questo l’Afghanistan è ancora vivo e intellettualmente molto affascinante.
Gli artisti che lo rappresentano possono essere divisi in due gruppi: quelli della “diaspora”, che hanno lasciato il loro Paese molto tempo fa e che realizzano un’arte influenzata dall’ambiente sociale e culturale di stampo occidentale nel quale vivono (Lida Abdul, Zalmaiï, Masood Kamandy, Jeanno Gaussi, per esempio). E gli artisti che ancora vivono e lavorano in Afghanistan (Ommolbanin Shamsia Hassani, Mohsen Taasha, Rahraw Omarzad, Dy, aka Dysprosium, Farid Khurrami, Zainab Haidary).
Forse il movimento più coinvolgente e quindi più interessante è Roshd (3), un gruppo di graffitisti di Kabul, Roshd significa crescita e sviluppo. E la Street Art, che adotta un linguaggio fortemente critico in senso sociale e politico, sembra crescere in questo Paese, contribuendo idealmente al suo cambiamento.
I fulcri del gruppo sono la “sprayer” Ommolbanin Shamsia Hassani e Farid Khurrami, uno scultore che lavora a Kabul. Nella loro pagina su facebook si legge: «Roshd è un’associazione di arte contemporanea, basata a Kabul, Afghanistan. Il nostro gruppo include giovani artisti che sono stati scelti come i Top 10 per la seconda e terza edizione dell’ Afghan Contemporary Art Prize. Il nostro obiettivo è migliorare le arti contemporanee del nostro Paese e portare l’arte e gli artisti afgani nel mondo».
Shamsia Hassani è una artista il cui lavoro parla delle donne che indossano il burqa, ma lo fa con un piglio contemporaneo, disegnando corpi molto lontani da quelli che potremmo immaginarci, dotati di fianchi e spalle appuntite. Shamsia Hassani si dichiara sicura del fatto «che l’arte possa portare il cambiamento. Se qualcuno vede un’opera, forse può avere un piccolo shock, ma poi può crescere e crescere ancora».
Shamsia Hassani è una giovane artista di un Paese marginalizzato, che non occupa ancora un posto di rilievo nella mappa del jet set dell’arte, ma che ha ancora visioni e il sogno di una trasformazione. Una artista donna in un Paese per uomini, che sviluppa un linguaggio contemporaneo, che crede e spera nelle potenzialità cariche di significato e nel coraggio degli artisti emergenti.