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Si è conclusa domenica la quinta edizione del Festival Orlando, rassegna queer che dal 2014 si realizza nella città di Bergamo per riflettere sui temi dell’identità, dei generi e delle relazioni umane. Una settimana densa di proiezioni, workshop e performance – al confine tra teatro, arte e danza – per sollecitare riflessioni ed esperienze sul tema che ha guidato questa edizione: il Coraggio. Un appello ai suoi visitatori ma anche alla collettività tutta, una chiave può aprire porte invalicabili, un invito a guardare oltre le apparenze, il coraggio è un’energia necessaria e linfatica in un’attualità che è ancora intossicata da obsolete convenzioni sociali, spesso incapaci di accettare valori quali la parità di genere, l’egualità di molteplici orientamenti sessuali, spirituali, d’identità.
Il Festival, un progetto di Laboratorio 80 e Immaginare Orlando, con la direzione artistica di Mauro Danesi, si è realizzato in diversi luoghi della città con un programma che è coinciso anche con la prima Bergamo Pride: un evento che, nella giornata del 19 maggio, ha trasformato la città con i colori dell’arcobaleno a sostegno della libertà di espressione e della lotta contro l’odio.
Tra le proposte audiovisive di Orlando 2018, il film They (Usa/Qatar, 2017) di Anahita Ghazvinizadeh, selezionato al festival di Cannes 2017, che esplora la sensibilità, di sapore modernista, dell’adolescente J alla ricerca della propria identità sessuale; Calamity (Belgio, 2017), cortometraggio di Séverine De Streycker e Maxime Feyers vincitore al Sardinia Queer Short Film Fest, indaga le irriverenti trasformazioni relazionali all’interno di una famiglia che si trova ad accogliere inaspettatamente una fidanzata trans-gender; il film-documentario Queerama (Gran Bretagna, 2017) di Daisy Asquith, che ripercorre, attraverso un found-footage ritmico di filmati d’epoca e un sound coinvolgente firmato John Grant, un secolo di storia del movimento LGBT inglese, per ricordare lotte ed episodi legati al reato di omosessualità, alla sua criminalizzazione e alla faticosa conquista dei matrimoni egualitari. Tra i corti queer – dissacranti, incisivi, profondi – For nonna Anna (Canada, 2017) di Luis De Filippis ritrae in pochi minuti la delicatezza e la femminilità di due donne, un’anziana signora malata e una giovane ragazza trans, sua nipote: un confronto generazionale commovente che si esprime in una nudità di emozioni sottili e contagiose.
Silvia Gribaudi, oggi è il mio giorno Festival Orlando 2018
Nelle proposte performative, Slap and Tickle, diretto e interpretato dalla performer inglese Liz Aggiss per portare in scena, con ironia e un’intelligente irriverenza, i sentimenti e le contraddizioni delle donne: un simposio di voci che smascherano le fragilità, per capovolgerle in una forza propria della natura femminile.
Con un esercizio di intimità e stupore, la performance site specific iD del gruppo romano Dynamis si è svolta per un solo spettatore per volta e con un solo performer: non ci sono costumi, il performer è una persona apparentemente qualsiasi la cui reale esperienza di vita è messa a confronto con la nostra, per 30 minuti in una stanza, mentre una voce fuori campo sollecita interazioni di sguardi, di osservazioni, di confronti. La condizione di timidezza e curiosità, di diffidenza e ascolto, esita in uno scambio quasi confidenziale, e per tutto il tempo insieme è insospettabile ciò che viene rivelato solo alla fine sulla persona che si ha di fronte…Un’azione che interroga il modo in cui percepiamo gli altri o possiamo essere percepiti, che lancia un appello alla diffidenza e che abbatte i confini per ricordarci che gli esseri umani, spogliati di pregiudizio, hanno più aspetti in comune di quanto si pensi e che nella differenza si possono originare significative opportunità.
Chiude il Festival Orlando un’esplosiva Silvia Gribaudi che, con la performance #Oggièilmiogiorno, ha portato in scena il progetto laboratoriale Over 60, nel quale un gruppo di donne ultrasessantenni hanno performato, tra le strade della città antica e in Auditorium, esponendo il proprio corpo e i suoi segni del tempo, danzando, cantando e urlando con la vitalità incontenibile di chi ancora desidera osare.
Nell’Orlando di Virginia Woolf, personaggio al quale il Festival dedica il suo nome, l’autrice ci ricorda che “La vita è un sogno. (..). E Colui che ci deruba dei nostri sogni ci deruba della nostra vita”.
Francesca Ceccherini
www.orlandofestival.it, www.lab80.it/orlando, info@orlandofestival.it