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La Biennale Di Venezia A Ceglie Messapica. Giorgio De Chirico e Riccardo Guarneri, | Museo Archeologico E Di Arte Contemporanea, Ceglie Messapica

di - 10 Agosto 2018
Progetto ambizioso quello del Comune di Ceglie Messapica, affascinante località pugliese in piena Valle d’Itria: portare in città la Biennale di Venezia. Un’impresa che in alcuni può destare perplessità, persino scetticismo ma che a ben guardare, in un’ottica glocal, ha tutta la sua ragion d’essere. Certo non si parla di trasferire in Puglia una macchina complessa e dispendiosa com’è quella della Biennale, il cui prestigio, nonostante le decine di manifestazioni similari, sorte ad ogni latitudine negli ultimi decenni, continua ad essere intaccato, ma di ospitare opere e protagonisti delle passate edizioni. A dare il via al progetto è Riccardo Guarneri, tra i protagonisti italiani, insieme a Maria Lai, Giorgio Griffa e Salvatore Arancio, dell’ultima Biennale, uno dei centoventi artisti internazionali invitati direttamente dal direttore Christine Macel ad esporre opere fuori dai padiglioni nazionali. Al maestro toscano è dedicata la prima mostra, promossa dall’amministrazione comunale in collaborazione con Art Relation, società milanese impegnata nell’organizzazione di progetti per la business community collegati al mondo dell’arte. Sede dell’evento è il locale MAAC, Museo Archeologico e di Arte Contemporanea, piccola realtà espositiva che dalla sua nascita ad oggi ha visto transitare circa 28mila visitatori e che oggi, grazie al nuovo progetto, punta ad incrementarli in maniera esponenziale. L’incipit della nuova progettualità, che si articolerà in mostre trimestrali (non si conoscono ancora i nomi degli artisti che seguiranno), è come detto la mostra di Guarneri, curata dal giornalista Milo Goj, direttore di Art Relation. Dodici opere, tra cui quattro evanescenti carte, compongono il succinto ma esaustivo percorso, emblematico dello stile e della ricerca dell’artista giunto oggi alla veneranda età di 85 anni. “Ceglie Messapica – ha dichiarato Guarneri – è una città fantastica, carica di storia, in cui tutto è riconducibile alla bellezza, dalle architetture alla cucina. Qui tutto è bellissimo. Mi sembra di essere in un film di Tornatore”.

Giorgio de Chirico, Aringhe

Pittore di pura luce e di puro colore Guarneri è tra i protagonisti silenziosi del novecento italiano, esponente di spicco della pittura analitica. Con coerenza e caparbietà ha praticato la pittura in anni in cui a più riprese se ne chiedeva il superamento e finanche la morte. Ha proseguito sulla via dell’astrazione anche in periodi in cui la critica e il mercato inneggiavano al ritorno della figurazione. Una pittura “di non facile comprensione” l’ha definita lo stesso artista; una pittura che è poesia, volta alla restituzione della luce del bianco, proposta nei suoi valori assoluti fino quasi ad annullarsi nel dominante chiarore. Un bianco tuttavia mai abbacinante ma sempre virato su tonalità più calde, in grado di valorizzare gradualmente le nuance che di volta in volta è chiamato ad accogliere. Le sue, infatti, sono tele che si manifestano per sguardi successivi, consequenziali, sottraendo le eteree campiture geometriche, sempre perfettamente accordate, al generale biancore. Tonalità tenui imbastiscono campi pittorici limpidi, privi di quella inquietudine e di quei contrasti cupi e accesi degli espressionisti ma anche del Color Field americano. In questo Guarneri è italiano, anzi specificatamente fiorentino. Indaga lo spazio con la stessa naturalezza di Giotto e con il medesimo piglio sperimentatore di Leonardo ma lo fa da artista del proprio tempo, vale a dire non riproducendone illusionisticamente le fattezze ma sondando tutte le potenzialità luministiche e compositive di un universo parallelo entro il quale nulla esiste se non la pittura stessa. Complice la limpida geometria di linee rette e forme piane, il pittore gioca con i colori, divertendosi ad abbinarli – una buona dose di ironia d’altronde è sempre deducibile dai titoli delle sue  opere – determinandone la graduale scoperta. Una pittura di meditazione che sfugge ai virtuosismi e agli eccessi per farsi celebrazione di se stessa, oggetto di scavo interiore oltre che di autorappresentazione.
Accanto alle opere di Guarneri, tra le quali figurano anche quelle scelte da Christine Macel per la sua Viva Arte Viva, la mostra esibisce due opere di Giorgio de Chirico: Piazza d’Italia con Arianna dormiente, olio su tela del 1916, e Aringhe, dipinto esposto alla Biennale del 1942. Due opere della collezione Arrigoni assai diverse tra loro, la prima del glorificato periodo metafisico, la seconda di quello neobarocco, proprio del ritorno al mestiere e del “pictor optimus”. Due maniere distinte quelle di Guarneri e de Chirico eppure accomunate dalla città di Firenze, luogo di origine di entrambe le ricerche, e dal culto di geometrie interrotte e di spazi insondabili, magicamente inquieti.
Carmelo Cipriani
mostra visitata il 2 luglio 
Dal 2 luglio al 30 settembre 2018
La Biennale di Venezia a Ceglie Messapica, Giorgio de Chirico e Riccardo Guarneri
Museo Archeologico e di Arte Contemporanea, Ceglie Messapica
Via Enrico de Nicola, 72013 Ceglie Messapica (BR)
Orari: da martedì a domenica, dalle 18 alle 21
Info: +39 0831376123, bibliotecagatticeglie@gmail.com, www.cegliesistemagustodarte.it/maac

Nato a Terlizzi nel 1980, è giornalista, critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università degli Studi di Lecce, si perfeziona sull'Arte del Novecento all'Università degli Studi di Bari. Già cultore della materia in Museologia presso l’Università degli Studi della Calabria e docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia, ha condotto studi specialistici e curato mostre per Soprintendenze, istituzioni e musei.  

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