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Adriatico. Mare d’inverno: l’anima segreta della costa, da scoprire in un nuovo libro
Libri ed editoria
Settembre è mese di transizioni. Di chiusure e ripartenze. L’estate si spegne, l’Homo vacans torna alle proprie (pre)occupazioni: ogni suggestione marina si dissolve dagli occhi e dai pensieri: il possibile è stato consumato e già dimenticato. Se ne riparla il prossimo anno, alle prossime ferie. Intanto le acque e le terre di costa ritrovano il loro respiro naturale, quella dimensione sospesa capace di rivelare la propria essenza, proiettata verso chi ancora voglia prestarle ascolto.
Di questo respiro profondo, in realtà carico di vita, tratta Adriatico. Mare d’inverno: un’iniziativa editoriale e culturale realizzata nell’ambito del progetto Viaggio Italiano – Scopri l’Italia che non sapevi, promosso dal Ministero del Turismo. E il libro omonimo, ideato e curato da Cristiana Colli per artem editore, ne è il nucleo centrale. Nessuna guida turistica, nessun itinerario preconfezionato. Piuttosto un dispositivo di viaggio costruito su “traccianti” (ossia percorsi tematici) e fatto di narrazioni, immagini frammentarie, storie e voci diverse. Testo polifonico dai linguaggi più vari, “mappa di mappe” che della costa adriatica vuole restituire un’immagine sistemica e al contempo inedita, ben al di là della semplice dimensione geografico-paesaggistica. Un’immagine che nasce da una connessione intima, contemplativa, personale; che si nutre di cultura e di memoria, e che diviene incontro, relazione, dialogo e crescita continua. In sintesi: presenza animata e palpitante.
«Oltre all’esigenza della multidisciplinarità, per cogliere gli aspetti più straordinari del mare d’inverno, ho scelto figure che sapevo capaci di offrire una narrazione attraente». Così spiega Cristiana Colli a proposito dei 38 autori coinvolti nell’operazione, ciascuno dei quali ha contribuito con una prospettiva personale, intrecciando visioni, conoscenze e sensibilità altre. Nessuna di queste si propone come definitiva, né potrebbe esserlo, e così l’intero testo che, nell’impossibilità di rappresentare l’inesauribile pluralità del reale, si struttura come elenco di liste.
Ecco dunque il paradosso dell’opera: quanto più si espande (il libro conta 600 pagine e circa 330 illustrazioni) fornendo letture e strumenti di approfondimento (si vedano i ricchi apparati biblio-sito-filmografici), tanto più riesce a visualizzare l’inevitabile vuoto conoscitivo, ingenerando in chi legge una potente tensione al desiderio. Il lettore è così chiamato alla partecipazione avventurosa e all’integrazione personale di un racconto infinito. L’Adriatico d’inverno, che per Colli è “Adriatico in purezza” – talvolta brusco ma sempre schietto, senza infingimenti – diviene invece spazio pervaso di eros, che seduce e imprigiona – perché “A ogni bracciata si ritrae, e non si lascia mai raggiungere”, direbbe il signor Palomar di Calvino. Spazio d’esperienza del corpo, della mente e dello spirito – non-luogo presunto, di fatto capace di farsi dimora benevola.
Il volume è stato presentato al Museo Archeologico Nazionale di Ancona e, quindi, a Trieste. Prossima tappa a Bari, il 20 settembre. Ma l’acqua trova sempre, se c’è, la via più breve. Mosse dall’impulso del (ri)congiungimento, alcune pagine impazienti hanno già iniziato dal primo del mese a infiltrarsi nelle pieghe di molti centri urbani adriatici, mescolandosi tra i manifesti generici delle attività cittadine. Semi di un’installazione desiderante (realizzata in collaborazione con l’Associazione Italia Contemporary), si offrono al pubblico come porte aperte verso quel mare già abbandonato, evocando la stessa tensione che il libro mira a suscitare: quella di un mondo in attesa di essere riscoperto.
A chi avrà intenzione di lanciarvisi, si dispiegherà un tempo sospeso, diverso da quello vacanziero, in cui facilmente si diventa visitatori effimeri; un tempo che si dilata invece che consumarsi, unità di misura dello spazio e del processo di conoscenza. I significati che animano questi territori anfibi – veri archivi viventi – potranno affiorare secondo il proprio ritmo, scandendo il percorso trasformativo del viaggiatore. Egli si scoprirà un “Sé in azione”, partecipe di un dialogo profondo con il paesaggio e le comunità che lo abitano. Passato, presente e futuro convivranno, mescolandosi in un racconto che si riscrive perennemente.