Ciò che segue, che diremmo una recensione, è anche soprattutto un commento a questa monografia. Questo perchĂŠ a monte câè stato un lavoro di approfondimento non solo rispetto ai testi ma anche soprattutto di sincero e aperto confronto con lâartista, di dialogo rispetto allâintento e al ruolo di questo lavoro collettaneo. Un âcommentoâ quindi rispetto alle considerazioni che si sono potute trarre, rispetto ad una monografia eclettica e insolita, che raccoglie la molteplicitĂ delle sue esperienze intrecciate ai diversi suoi ambiti dâintervento, dallâarte al design, dallâeditoria alla grafica, dalla didattica alla teoria dal 1965 al 2020.
Dâaltronde Antonio Barrese è di quella generazione azimutale, munariana e postfuturista da cui hanno avuto origine i nuovi ambiti dellâarte e allâinterno della quale, le diverse arti si mescolano e mai si considerano indipendenti tra loro, ma riunite sotto le medesime sensibilitĂ programmate. Una monografia che ci riflette tutta la complessitĂ dellâagire artistico contemporaneo che potremmo definire, a patto di conoscere lâorigine della sua metodologia creativa, una monografia âapertaâ. Recuperando qui lâaggettivo nella sua forza significante che ne diede Umberto Eco, in quel saggio premonitore, insieme alla mostra allâOlivetti organizzata da Munari, dellâArte Programmata, che fu Opera Aperta (1962), un modus operandi dellâartista che definiva la nuova forma dellâopera come non-forma prestabilita entro un confine, ma una forma intesa come variazione figurale continua, dinamica.
Appare proprio cosĂŹ questa monografia, capace di farci imbattere nella mente procedurale dellâartista, senza vincoli, senza mediazione formale. Come ne scrive Raffaella Caruso nel suo saggio per lâartista: ÂŤLa visione del lavoro è sinottica, procede per progetti, forse per associazione di idee, precise assonanze di colore, di luce e di suoni, in una sorta di zibaldone che consente al lettore di soffermarsi su una qualunque sezione per riprendere la lettura in senso bustrofedicoÂť. In tutto ciò vâè anche un interessante intervento di layout attraverso cui Barrese restituisce le atmosfere grafiche degli anni Sessanta, dei suoi stessi esordi in 576 pagine interamente in quadricromia.
Secondo unâevoluzione ellittica il passato e il presente non seguono una parabola cronologica, si incontrano dovâè necessario rimarcare che le ricerche erano contenute giĂ tutte nel fervore giovanile. CosicchĂŠ ci vengono innanzi i testi dei tre curatori che presentano Barrese, in principio il prologo, quello di Pieter Weibel. PersonalitĂ plurima di artista post-concettuale, curatore, docente e teorico della computer art, che introduce lo spirito di Barrese mettendolo nel cerchio di quegli artisti che definisce âagenti provocatori cognitiviâ; quello introduttivo alla âfigura storicaâ di Valentino CatricalĂ , e quello sulla âfigura umanaâ di Stefania Gaudiosi che riesce a restituirci attraverso i suoi âframmentiâ, dei fuori-quadro essenziali per ricostruire la personalitĂ dellâartista.
Nel caso dellâopera FlowingRiver_RioAmazonas mai realizzata fuoriesce cosĂŹ il modus operandi, le fasi che solitamente celate preparano la venuta dellâopera, la prima idea, il viaggio, gli incontri, lo studio dei luoghi che mettono in luce le dinamiche e le difficoltĂ per la realizzazione di opere ambientali, che sembrano poi urgenti questioni strettamente legate al nostro presente attuale contro cui ogni artista âimpegnatoâ oggi deve misurare la sua capacitĂ di concretizzare lâidea rispetto agli ostacoli burocratici, economici, e ideologici. Ma nei âframmentiâ intravediamo anche la sua biblioteca, i suoi riferimenti culturali, quelli dove ritorna spesso che sono anche capaci di restituirci la consapevolezza che lââartista stesso ha del suo ambiente culturale. Tutte chiavi che impreziosiscono e aumentano la capacitĂ dâinterpretazione delle sue opere. Seguono poi la sezione dei Saggi Critici con testi di Volker W. Feierabend, Giovanni Anceschi, Raffaella Caruso, Miroslava Hajek e Lucilla Meloni e altri. Tra questi il primo a scrivere è anche fondatore della VAF-Stiftung da sempre lâunica istituzione che realmente ha lavorato per documentare al meglio la stagione artistica dellâArte Programmata in cui ad alta voce si continua a denunciare la penombra critica e storiografica su quella che fu la vera essenza dellâarte italiana ed europea degli Anni Sessanta sostituita velocemente in una notte del â64 allâArsenale di Venezia, dalla Pop Art dâoltreoceano. Importante di pari passo lâultimo intervento, di Meloni, che con sagacia e autoritĂ critica rivede nellâAlbero di Luce di Barrese esposto a Milano in occasione del centenario del Futurismo, il vero grande anello di collegamento non ancora del tutto collegato con il nostro piĂš diretto passato per gli impermanenti strascichi di politicizzazione dellâAvanguardia italiana.
La prima sezione delle opere è Continum, sono quelle del XXI Secolo, nate dai riverberi dei primi lavori stroboscopici. Ă qui che Barrese sviluppa la riflessione sulla continuitĂ rispetto alla poetica dellâArte Programmata. Come ne sottolinea anche Anceschi, compagno di una vita, artista del Gruppo T milanese, è proprio lâeffetto cinetico rotatorio degli Oggetti Stroboscopici la chiave di lettura fondamentale o meglio ancora diremmo lâelemento minimo delle sue variazioni successive. Da qui si sviluppano le altre opere, come Strobo_Color_RGB, Strobo_Five Large Circles, EGS.O.01 da cui seguono i Quadri Elettroluminescenti, i Generatori dâInterferenza, i Generatori Traccianti, i Generatori dâOmbre che conducendoci nel cuore della Monografia, riscoprono gli esordi con la sezione dedicata al Gruppo MID â Mutamento, Immagine, Dimensione.  Qui si incede il discorso sulle Opere Dialogiche, sottolineandone cosĂŹ la piĂš cruda e profonda validitĂ artistica. Gli oggetti del MID visti alla luce dei lavori attuali di Barrese risultano colmare lo spazio tra lâArte Programmata e lâArte Digitale.
Dai documenti fotografici e testuali ivi contenuti possiamo ritrovare i riverberi di quella pittura nuova praticata da Fontana attraverso neon e fluorescenza, che rintocca nei lampeggiatori a fluorescenza in cui lo âspazioâ dellâopera non è solo piĂš coincidente con lo spazio reale, ma è determinabile dallâopera stessa che è ora capace di riconfigurarlo sopra quello reale. Pensate a quello che ne verrĂ dopo dal Mapping Architetturale allâesperienze ologrammatiche capaci di âdipingereâ sullo spazio concreto.
Seguono infine i rivoli creativi del Barrese nel Design, dalla comunicazione aziendale, allâeditoria, ai Compassi dâoro che potremmo definire come uno sguardo nella âbottegaâ dellâartista, la sua produzione contingente al reale, unâattivitĂ di mediazione in cui il carattere programmatico originario sâinfonde ad una responsabilitĂ attiva nella produzione industriale: arte-vita-sociale.
Antonio Barrese, 1965/2020. Arte come progetto. Progetto come arte, Manfredi Edizioni, Collana editoriale Vaf Fondazione / Stiftung
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