A seguito delle misure di distanziamento sociale rese necessarie dalla pandemia corrente, la cosiddetta transizione digitale è ormai diventata una priorità nell’agenda politica nazionale. Transizione che nell’ambito delle arti visive è in atto già da diverso tempo, come illustrato da Valentina Tanni nel volume “Memestetica. Il Settembre Eterno dell’Arte” (NERO, 2020). Uno dei meriti principali di questo testo è di aver dileguato un luogo comune molto diffuso nel dibattito pubblico, ovvero quello di considerare l’arte, monoliticamente intesa, come un fenomeno di per sé edificante, da contrapporre all’imbarbarimento culturale delle società contemporanee, spesso attribuito alla crescente diffusione della internet culture. Secondo questa tesi, l’arte avrebbe un non ben definito potere salvifico che consentirebbe a chi ne fruisce di sottrarsi agli effetti deleteri della cultura digitale, trovando rifugio in musei, teatri e biblioteche.
All’attenta analisi di Valentina Tanni (che abbiamo intervistato anche in questo nostro podcast), arte e cultura digitale appaiono invece come due fenomeni non solo non opponibili l’uno all’altro, ma strettamente legati. La costante produzione di immagini, meme, gif e video da parte di migliaia di internet users, e la loro vastissima circolazione resa possibile dal web, avrebbe infatti invaso il campo dell’arte, facendo saltare molte delle sue categorie tradizionali. In questo modo sarebbe stata inaugurata una nuova fase nella storia delle arti visive, definita dall’autrice “eterno settembre”. L’espressione è presa in prestito dall’artista Dave Fischer e identifica la condizione secondo la quale il continuo afflusso di dilettanti all’interno di un determinato ambito disciplinare impedirebbe ogni processo di specializzazione. Nel caso specifico delle arti visive, l’eterno settembre sarebbe il risultato di questo flusso ininterrotto di immagini e materiale multimediale, che avrebbe sottratto la sperimentazione estetica al monopolio degli operatori dell’arte per diventare così una pratica diffusa.
La tesi centrale di Memestetica è chiarissima: la internet culture è il compimento del lungo percorso dell’arte contemporanea, che coincide con il suo autodissolversi. Quella identificazione di arte e vita tanto agognata dalle avanguardie novecentesche si sarebbe finalmente compiuta, secondo termini ovviamente molto diversi da quelli delineati da Futuristi, Dadaisti e Surrealisti. Sono infatti numerosissimi gli esempi in cui meme e video virali propongono, in maniera più o meno consapevole, rivisitazioni di pratiche artistiche sperimentali. È il caso delle autolesionistiche e non-sense performance dei The Jackass o delle varie Challenges (Chinnamon, Ice and Salt, Mannequin) diffusissime sul web, che richiamano alla mente performance altrettanto autolesionistiche e non-sense di artisti quali Marina Abramovich, Bruce Neumann e Chris Burden. Spesso poi sono proprio le riproduzioni di celebri opere d’arte a essere utilizzate come materiale visivo per la produzione di meme, dando luogo a quello che Valentina Tanni definisce “il contrappasso dell’arte”: «Dopo oltre un secolo di continua e sfrontata appropriazione di materiali, linguaggi e idee provenienti da altri mondi […] diventa essa stessa oggetto di pratiche appropriazioniste». La sfrontatezza con cui l’arte contemporanea si è approcciata per decenni alla realtà che la circonda, le si sarebbe adesso ritorta contro.
Nel testo viene anche fatto un breve accenno agli inaspettati risvolti politici di tale svolta estetica. Questa «esplosione nucleare dell’immaginario», inizialmente animata esclusivamente da pulsioni anarcoidi e libertarie, diviene presto anche un vettore di capillari sistemi di propaganda, il cui obbiettivo è quello di «persuadere le persone dell’impossibilità di individuare la verità, di isolare e provare i fatti, disorientandole in un gioco di specchi dal quale è impossibile uscire». La “memestetica”, pertanto, si presenta come un fenomeno il cui impatto non è limitabile all’ambito estetico-artistico, ma va considerato come un evento che investe molteplici aspetti della nostra vita sociale. La comprensione approfondita di tale fenomeno, a cui il volume di Valentina Tanni contribuisce in maniera assolutamente originale, appare perciò come una delle maggiori sfide della cultura contemporanea.
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