Il volume è la ristampa dell’omonimo libro di Lea Vergine uscito nel 1974 per i tipi di Prearo con il titolo “Il corpo come linguaggio: la Body art e storie simili”, testo critico di grande importanza, in quanto fu il primo pubblicato in Italia su questa tendenza.
La Body Art (o ‘comportamento’, come veniva chiamata nel nostro paese in quegli anni), sviluppatasi inizialmente negli Stati Uniti all’inizio degli
anni Sessanta e poi successivamente in Europa, non aveva suscitato nel
nostro paese consensi da parte della critica ufficiale, che la considerava
pregiudizialmente un fenomeno marginale, benché molti artisti nostrani,
orientati verso ricerche concettuali, avessero iniziato ad utilizzare già
da tempo il corpo come strumento espressivo: all’oggetto artistico
tradizionalmente inteso, (e spesso anche in aperta polemica con esso e con il suo significato in relazione alla mercificazione dell’arte) si
sostituiva la presenza e l’azione dell’artista, considerata come evento
creativo in se stessa, sviluppata spesso in dimensione multimediale
(contaminandosi con altre forme espressive come la danza, il teatro, la
musica ed utilizzando la fotografia e il video in funzione documentaria).
Il testo di Lea Vergine, pertanto, sebbene apparso quando le ricerche
bodiste erano già un fenomeno ampiamente conosciuto in ambito
internazionale, ebbe un’importanza e una funzione divulgativa fondamentale nel nostro paese, in quanto primo documento critico di ricerche in atto ma ancora poco conosciute ai non addetti ai lavori e osteggiate dalla critica più conservatrice.
Il testo, ripubblicato a ventisei anni di distanza, pur non essendo una
ristampa anastatica riproduce integralmente la prima edizione: si apre con un saggio nel quale Vergine, oltre a rintracciare le origini storiche della tendenza, dà un’interpretazione in chiave psicopatologica delle ricerche bodiste, riferendosi alle manifestazioni più radicali, che rappresentavano il tratto più caratteristico, ed eclatante della corrente, nelle quali l’autrice riscontrava precise analogie con fenomeni patologici (le performance degli Azionisti Viennesi, Gina Pane, Arnulf Rainer, per citarne alcuni), definendo al contempo la Body italiana come anomala, eterodossa e orientata prevalentemente verso una dimensione concettuale; una lettura che influenzò l’interpretazione critica successiva. La seconda parte, di grande interesse, è una panoramica della tendenza nelle sue diverse sfaccettature che, attraverso la documentazione del lavoro di 61 artisti della scena nazionale e internazionale, scelti e invitati collaborare personalmente dall’autrice attraverso documentazioni fotografiche e brevi scritti, offre una rassegna delle ricerche allora in atto. Rispetto all’edizione originale, le utilissime schede biografiche, dedicate agli artisti presentati, che corredavano il testo, sono state omesse e sostituite da una postfazione che analizza l’evoluzione della tendenza fino agli ultimi sviluppi degli anni Novanta, in cui numerosi artisti (tra cui Stelarc, Orlan, Franko B. e altri), lontani eredi della Body Art degli anni Sessanta e Settanta, hanno ripreso il lavoro “sul” e “con” il corpo, esprimendo nuove sensibilità, strettamente legate alla presenza pervasiva della tecnologia nella nostra vita quotidiana, ai rapporti e ai problemi che questo cambiamento storico pone per la fisicità, i suoi limiti e l’identità. La ripubblicazione del testo merita una segnalazione poiché ripropone uno strumento critico di grande interesse storico-documentario fino ad oggi difficilmente reperibile, utile per comprendere e contestualizzare le ricerche passate e presenti.
Lea Vergine, Body art e storie simili. Il corpo come linguaggio
Edizioni Skira
Ill. b/n, pp. 292
£ 29000
Rossella Moratto
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Ma Annamaria, c'è scritto! Edizioni Skira.
Mi interesserebbe acquistare il libro esibito. Chi è l'editore?
Grazie.
Anna Maria D'Amico
L'impaginazione è un po saltata ma il libro sembra buono!