Categorie: Libri ed editoria

Corraini, la vita e l’arte di Marina Abramovic in un libro illustrato di Fausto Gilberti

di - 20 Marzo 2024

Siamo abituati a vederla su una sedia o addirittura sospesa in aria, in estasi, come una martire. È Marina Abramovic, uno dei nomi più conosciuti dell’arte contemporanea e ora anche la protagonista del libro per bambini scritto e illustrato da Fausto Gilberti per Corraini Edizioni. In copertina la piccola Marina sorride, gli occhi aperti, come quando «Le persone, una alla volta, si potevano sedere di fronte a te e guardarmi. Era vietato parlarmi e toccarmi. Poi io aprivo gli occhi». Basta girare la prima pagina ed ecco che ci invita a chiudere gli occhi per alcuni secondi.

Il racconto parte dalla sua infanzia, dai ricordi sul difficile clima politico che si viveva nella ex Jugoslavia degli anni 70’, a Bratislava, città nativa in cui era pericoloso anche solo festeggiare il Natale. Da una tenda scura, «Cosicché da fuori nessuno potesse vederci», si intravedono i suoi grandi occhi, nello stile tipico di Gilberti, che guardano la saggia nonna, figura che riassume una generazione portatrice delle antiche tradizioni, mentre le porta un dolce in cui ha nascosto una moneta porta fortuna.

Più difficile il rapporto con la severa figura materna, che le proibiva di vestirsi come desiderava ma che era contenta quando dipingeva. Un sogno, quello di diventare una pittrice, che forse inizia a prendere forma quando il padre le regala una lezione con un pittore che realizza un tramonto dando fuoco alla tela, che posizionerà sul suo letto, come per proteggersi.

La pareidolia, con le sue sconfinate possibilità visive sembra aprirle quella libertà di cui sente la necessità. Ed è proprio in uno di quei giorni con il naso all’insù che, in quello stesso cielo, vede passare degli aerei che rilasciano scie di fumo e capisce di poter fare arte con qualsiasi cosa, anche con il suo corpo.

Vede le performance di Gina Pane e affascinata dalla potenza espressiva della Bodyart, inizia a sperimentare questa pratica. Nel libro la vediamo assumere posizioni diverse, su una sedia mentre pronuncia «Ad alta voce tutte le parole che mi venivano in mente finché la mia mente non si svuotava» o come accade nella celebre Rhytm 0 a Napoli, restare ferma per sei ore in balia del pubblico che poteva interagire con il suo corpo, sfidandone i limiti. Con i suoi disegni Gilberti, riesce a comunicare l’aspetto macabro dietro questa nota performance giocando con l’espressione vagamente preoccupata della protagonista, attorniata da una serie di sottili mani che stringono alcuni dei 72 oggetti che le persone avevano a disposizione in galleria.

L’incontro con Ulay e l’amore per un artista che la comprende, segna l’inizio di un’epoca che è storia. I due sperimentano uno stile di vita che chiamano “movimento permanente” proprio per la sua natura nomade e al limite che include le cosiddette relations works. È il tempo delle celebri performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna o in quella in cui sono legati per 17 ore dai propri capelli, quelli che da bambina la madre non le faceva crescere.

Nel racconto non manca l’ironia che si cela dietro ai compromessi del gioco provocatorio attuato dalla coppia, come quando durante l’esibizione AAA-AAA Gilberti da voce ai nostri pensieri inserendoli nel dialogo della Abramovic, nel momento in cui, tra sé e sé, non ricorda chi perse prima la voce dei due, perché non era una gara. O forse sì? Se tutte le storie d’amore finiscono con un addio, il loro avvenne dopo un lungo viaggio in solitaria sulla ondeggiante muraglia cinese, che Gilberti sceglie di mostrare con una coraggiosa Marina in ripida salita prima del famoso abbraccio.

E in effetti la storia riparte proprio dalla Abramovic che, lontana dal proprio paese, ormai in guerra, decide di partecipare alla Biennale d’Arte di Venezia del 1997, con una performance che la vede seduta per quattro giorni a pulire un mucchio di ossa di bovino, canticchiando le canzoni popolari del suo Paese. E quindi il successo. Viaggi e progetti in tutto il mondo, compreso il MoMA di New York, in cui mette in scena la celebre The artist is Present. Era il 2010 e, come in tutte le storie d’amore degne di questo nome, eccola vestita di rosso, unico colore presente nel libro in bianco e nero: dopo aver incontrato gli sguardi di 1675 persone per otto ore al giorno senza potersi muovere in alcun modo, aprendo gli occhi rivede Ulay e gli tende le mani.

Un racconto emotivo che fa entrare il lettore di ogni età nel mondo di un’artista contemporanea, la cui vita e la cui opera incuriosiscono a tal punto da volerne rileggere le pagine per scoprire nuovi dettagli, magari chiudendo gli occhi, “in attesa” della sua prossima performance.

Fausto Gilberti, Marina Abramovic, Corraini Editore, 2024

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