In un viaggio tra il visibile e l’invisibile, Hungry Ghosts si presenta come un’incursione nelle profondità più oscure della mente, dove le parole di Gabriele Tinti e le immagini di Roger Ballen danno vita a una fantasmagoria gotica che sembra fatta apposta per accompagnare i languori e le inquietudini dell’imminente Halloween. Il titolo, ispirato al Petavatthu, antico testo buddista Theravada, allude ai “fantasmi affamati” (in pāli, peta), creature avvolte in un limbo spettrale, destinate a vagare in eterno tra i tormenti di vite passate e il desiderio di redenzione. Come nei racconti di Poe o di Lovecraft, il libro, pubblicato da Eris Press, casa editrice di Londra e New York, evoca dimensioni abissali in cui il soprannaturale è sempre in agguato, rivelandosi attraverso presenze sottili e incubi persistenti.
Hungry Ghosts raccoglie 51 poesie strutturate come delle epigrafi del mondo antico. Un richiamo ai monumenti mortuari, simboli tangibili di ciò che si è perduto ma che, al contempo, sopravvive attraverso il potere della parola e dell’immagine. Le fotografie di Ballen, uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea, con la loro estetica cupa e allucinata, non accompagnano semplicemente i testi ma ne amplificano l’eco, rivelando quel limbo esistenziale in cui il desiderio di vita e l’attrazione verso la morte si scontrano. La parola, dunque, supera la soglia della descrizione e spalanca l’accesso al regno delle ombre, in una tensione continua tra la corporeità delle immagini e l’evanescenza del linguaggio.
Nato a New York nel 1950 e trasferitosi a Johannesburg negli anni Ottanta, Roger Ballen è conosciuto per opere che sondano i confini della psiche e dell’umanità, dalle atmosfere inquietanti di Platteland e Outland fino ai più recenti Theatre of Apparitions e Ballenesque, summa della sua ricerca artistica. Trasformandosi in specchi distorti che riflettono il nostro lato più oscuro, le sue fotografie ci ricordano che, come scrisse Poe, «Il più antico e potente dei sentimenti è la paura».
Dall’altra parte, Tinti, poeta e critico d’arte italiano, anima le pagine di Hungry Ghosts con versi che sembrano invocare spettri del passato, offrendo una riflessione sull’assenza e sulla perdita che assume la forza di un rituale. Come un moderno Virgilio, Tinti guida il lettore tra le ombre e le presenze dei defunti, evocando il potere eterno della poesia come strumento di connessione con il trascendente.
Le sue poesie sono state lette da attorie registi come Willem Dafoe, Kevin Spacey e Abel Ferrara, conferendo ai suoi testi una voce che è, a un tempo, possente e in grado di evocare atmosfere vivide. Nel 2016 ha pubblicato Last words, in collaborazione con l’artista americano Andres Serrano. Nel 2018 il suo progetto di poesia ecfrastica Ruins ha ricevuto il Premio Montale al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Al 2020 invece risale la sua prima collaborazione con l’artista Roger Ballen, per una raccolta di poesie per i tipi di Powerhouse Books, The Earth Will Come To Laugh And Feast.
Hungry Ghosts celebra dunque un incontro tra parola e immagine, come media che svelano e alimentano i nostri desideri e timori più reconditi: attraverso questa collaborazione, Ballen e Tinti ci invitano a misurarci con l’indicibile, in quel limbo letterario e visivo dove il fantasma si fa presenza e il silenzio si anima.
Il volume, di 204 pagine e con testi in italiano e inglese, sarà presentato a Parigi, il 7 novembre 2024, durante Paris Photo, alla Fondation Azzedine Alaïa e poi, durante il prossimo anno, da Rizzoli Bookstore a New York.
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