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Le metascritture di Luciano Caruso e la vitalità di Napoli, in un nuovo volume
Libri ed editoria
La vocazione di Alessandra Acocella di dedicarsi allo studio, all’analisi e alla ricostruzione storica di alcuni nuclei problematici della storia dell’arte del secondo versante del Novecento con un’attenta ricerca svolta in archivi e biblioteche si riscontra anche in questo suo lavoro su Luciano Caruso (1944-2002), artista di formazione filosofica dedito a indagare le sperimentazioni sui rapporti tra immagine e parola. L’autrice infatti nel volume Metascritture. Luciano Caruso 1963-1976 analizza gli anni formativi dell’artista, quelli relativi alla sua permanenza a Napoli, prima cioè del trasferimento a Firenze avvenuto nel 1976. Partendo da una selezione di lavori per lo più conservati presso l’Archivio Luciano Caruso e in alcune collezioni pubbliche e private, Acocella dà vita a una sorta di schedatura commentata e argomentata delle principali opere di Caruso.
Se Roma, Milano e anche Torino erano le città italiane al centro della temperie culturale degli anni sessanta e settanta, Napoli, come anche Firenze, erano rimaste un po’ più defilate ma non per questo meno vitali. Per la città partenopea erano gli anni del Gruppo 58, pittori che agiscono intorno alla “nuova figurazione”
con i quali Caruso ebbe assidui contatti. A Napoli dopo la laurea in Estetica medievale partecipò a diverse esperienze di editoria alternativa che lo condussero verso la creazione di Continuum, il gruppo fondato nel 1967 con Stelio Maria Martini – a cui aderirono anche artisti e poeti – dedito a esplorare e a superare i confini tra parola e immagine. Da questa esperienza scaturisce una lunga serie di manifesti programmatici, testi teorici e critici, pubblicazioni e opere collettive e per quanto riguarda Luciano Caruso anche un costante impegno organizzativo e critico nel campo della poesia sonora, del teatro e del cinema sperimentali.
Il volume è concepito come una sorta di catalogo filologico che propone schede su opere o gruppi di opere “lette” attraverso l’analisi di materiali documentari come corrispondenze, fotografie, manoscritti, testi a stampa di rara reperibilità recentemente ordinati e messi a disposizione degli studiosi e conservati presso l’Archivio Luciano Caruso.
L’analisi del clima culturale in cui l’artista ha vissuto e lo studio della sua riflessione teorica e della pratica militante suggeriscono un’indagine approfondita delle opere e dei nessi problematici che ne emergono. Dal lavoro di Alessandra Acocella scaturisce una lettura del tutto nuova della cultura artistico-letteraria napoletana e della figura di Caruso che si pone fuori dal “sistema” e quindi fuori da ogni accademia diventando un intellettuale a tutto tondo originale e singolare. Come ebbe a scrivere Lea Vergine in un lettera del 1975, «in Caruso si trova di tutto e tutto si conserva e si dissolve; è un tale, curioso di vita e gravido di passato».
I dodici capitoli cronologici che si riferiscono a singole opere o a gruppi tematici (i collage e gli anticollage, i monocromi e le cancellature, i fotogrammi o i libri oggetto), permettono di avere una lettura complessiva delle esperienze artistiche di quel periodo mettendone in luce le intersezioni, gli scambi e le contaminazioni.
Conclude il volume una lunga cronologia che dà conto delle mostre a cui ha partecipato e degli scritti pubblicati da Caruso e una sezione fotografica relativa agli anni “napoletani” dell’artista e dei suoi compagni di strada; tutti documenti di rilevante importanza che ci restituiscono frammenti di un’avanguardia che ancora ha molto da raccontarci.
Alessandra Acocella, Metascritture. Luciano Caruso 1963-1976, Scalpendi editore, Milano 2020