Come prosecuzione delle Celebrazioni Nazionali di Antonio Canova, avvenute nel 2022, nella Sala delle Colonne di Palazzo Patrizi Clementi Ăš stato presentato il nuovo volume dedicato allâartista, a cura di Anna Imponente e Giovanna Grumo, Dal titolo Sulle tracce dellâAccademia di Antonio Canova e di un bunker. Artisti contemporanei a Roma, edito da Gangemi.
La raccolta di saggi documenta una serie di ricerche, realizzate tra il 2010 e il 2014, relative non solo allâautore ma soprattutto al contesto circostante. CiĂČ si pone in una suggestiva coincidenza col centenario dellâAccademia del Regno Italico, originariamente diretta dallo scultore veneto. Tali orme, non ancora esplorate, che hanno caratterizzato le vicende storiche di Palazzo Venezia, divengono oggi mezzo di documentazione del vissuto di quel luogo. Si tratta di uno dei complessi piĂč simbolici di Roma, di «Un palazzo inconfondibile nella sua forma lineare e compatta, dispiegata sotto la torre a lato, nella sua gran mole merlata e turrita», nelle parole di Imponente.
Lâorigine di tale progetto risale ai restauri degli uffici della Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, eseguiti gli uni in unâala e gli altri in una sala del Palazzo. Questi hanno suggerito a Imponente, allora Soprintendente in carica, di richiamare a sĂ© alcuni nomi del panorama artistico contemporaneo.
Lâintento Ăš quello di realizzare opere che abbiano funzione dâuso e arredo, per proporre una rinnovata creativitĂ spaziale allâinterno di un ambiente che, storicamente, prende il nome dello scultore. Nella Sala Canova emergono i nomi di Stefano Di Stasio, Maria DompĂš, Cloti Ricciardi, Eloisa Gobbo, Paolo Hermanin e Claudio Palmieri. Si prosegue con le donazioni di Claudio Verna e di Ilia Peikov, fino allâacquisizione di una scultura di Pietro Consagra. Qui, le installazioni in acciaio si mescolano a tappeti colorati, le incisioni su specchio si alternano a oli su muro, fino ad alcune sedute ideali in cristallo e terracotta. Nel cortile principale, vi Ăš lâopera in travertino di Jacopo Cascella, mentre nel chiostro del Palazzetto si ergono due colonne, tra cui quella in terracotta di Lucilla Catania, che «Da una parte assevera lâarchitettura e dallâaltra assimila le leggi del corpo».
«La dignitĂ dellâornamento Ăš stata identificata nei moduli di una perduta classicitĂ , in cui la citazione del passato e unâidea di tempo circolare, giocosa e dissacrante, consentono la libertĂ di materiali nuovi e piĂč livelli dâespressione», prosegue Imponente.
Anche allâinterno del Ministero della Cultura Ăš sembrato un caso interessante quello di inserire, allâinterno della Sala Canova, le opere di 15 artisti contemporanei, acquisite dalle collezioni dello Stato. Lo sottolinea il Sottosegretario del Ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, in commissione insieme a Simonetta Lux, Carmelo Occhipinti e Silvio Perrella. Il critico dâarte presenta le figure di Lux e Imponente, come «Un punto dâarrivo, con la maturitĂ dei loro studi e con lâimpegno di una passione che era propria dei nostri âmaggioriâ a Roma, quali Argan e Calvesi».
In questo manuale, sono stati oggetto dâindagine i lavori di bonifica al piano terra dellâultimo bunker mussoliniano. Essi si sono dimostrati unâoccasione per valorizzare gli ambienti, con il progetto illuminotecnico dello stesso e il ripristino della Sala Canova, da parte dellâarchitetto Carlo Serafini. Fin anche le porte dello spazio, denominate âVas Canovaâ, richiamano la conversazione tra Napoleone e il Soprintendente alle AntichitĂ e alle Belle Arti. Secondo un punto di vista che guarda allâattualitĂ , vengono ricordati anche i recenti interventi site-specific di Michele De Luca, Sandro Sanna e Luca Patella. A questi Ăš affidata «La narrazione a lungo sospesa su come superare lâanacronismo di sentirsi circondati solo dal passato».
La ricerca condotta da Giovanna Grumo, invece, da un lato pone lâattenzione su una targa commemorativa murata nel cortile dellâedificio, su cui si legge âCanovae hic latio graias felicibus orsis/ aeula phidiacae dextra reduxit opesâ. Dallâaltro, consente di individuare le tracce tangibili dello studio e della presenza stessa del celebre autore in quello spazio. Essa risulta confermata dalla presenza in essa di un podio in muratura, che ricorda «Quello solitamente impiegato dai modelli in posa per lâesecuzione de nudi accademici». Tale indagine identifica, inoltre, attraverso documenti e rilievi architettonici, il contesto in cui Antonio Canova scolpĂŹ lâopera Il Teseo e il Minotauro (1781-1783), commissionato dallâambasciatore Girolamo Zulian, e che ora si trova al Victoria and Albert Museum di Londra, ha ampliato le vedute di un nome, comunicandone «Il movimento del suo spirito».
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