15 maggio 2012

LIBRI Se l’arte dà senso al mondo

 
Una sfida per la mente per riorganizzare l’esperienza. Di questo e di altro ci parla Stefano Velotti nel suo ultimo libro

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Nel secolo appena trascorso uno dei fenomeni più evidenti accaduti in seno alla riflessione sull’arte è stata senza dubbio l’avvenuta frattura tra la riflessione estetico-filosofica e la produzione artistica. L’incapacità di molti interpreti nel cogliere la reale portata delle categorie estetiche “tradizionali” e la scarsa propensione al dialogo tra filosofia continentale e filosofia analitica hanno infatti favorito una scissione tra la sfera estetica e quella artistica, incapace di rendere conto della fecondità dell’una e dell’altra. Stefano Velotti con La filosofia e le arti (Laterza, 2012) intraprende il cammino inverso, portando a compimento un lavoro critico volto a colmare quanto più possibile questa frattura e a verificare l’adeguatezza degli strumenti filosofici teorizzati nel loro incontro con la singolarità delle opere d’arte. Con una capacità di sintesi concettuale, che evita le secche di una riflessione scolastica ed autoreferenziale, Velotti mette a punto strumenti di comprensione vocati necessariamente alla verifica empirica. Dal confronto con la filosofia analitica e con le teorie dell’immagine da essa elaborate, l’autore sviluppa un dialogo privilegiato con Kendall Walton, incentrato sul ruolo dell’immaginazione nell’esperienza artistica. Sulla scorta della filosofia kantiana riletta magistralmente da Emilio Garroni, Velotti lavora a fondo sul legame immaginazione – giudizio – opera d’arte: se accade, come lui crede, che nell’arte si esibisca esemplarmente il nostro modo di dare senso al mondo, è proprio il lavoro dell’immaginazione a rendere possibile tale esibizione.
La filosofia e le arti, cover
L’opera d’arte, lungi dall’essere un segno/simbolo tra gli altri, è una sfida alla vita della mente proprio in quanto costringe lo spettatore ad un’indagine percettiva, emotiva e mentale guidata dall’immaginazione, che ha il compito di riorganizzare, in assenza di “standard disponibili”, un’esperienza nuova in maniera sensata. Tale esperienza immaginativa non può che dar vita ad un’interpretazione e ad una valutazione dell’opera, entrambe dirette alla formulazione di un giudizio di gusto che non si risolva in una reazione idiosincratica o nell’applicazione di concetti già dati, ma che sia in grado di rendere conto della complessità di quella valutazione. Un percorso, quello del testo, mirato non alla definizione di categorie filosofiche da cui trarre norme per l’apprezzamento artistico, ma finalizzato alla messa in luce del legame imprescindibile tra riflessione estetica e opera d’arte, e illuminato dal confronto diretto che Velotti intraprende con due opere di Louise Bourgeois e Marzia Migliora. “Tutto qui ?” si potrebbe chiedere, riprendendo un celebre passo di Steinberg citato dall’autore in conclusione del testo. Niente affatto. La comprensione dell’irriducibile ricchezza di un’esperienza artistica è solo il primo passo verso il compito più difficile e stimolante: partecipare al gioco che l’opera ci mette davanti. Velotti getta luce sul cammino: a tutti coloro desiderino stare al gioco il compito di proseguire la strada. 
di andrea d’ammando 

 
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 78. Te l’eri perso? Abbonati!


Stefano Velotti 
La filosofia e le arti. Sentire, pensare, immaginare
Collana Biblioteca essenziale 
Editore Laterza, 2012
Pagine 193
€ 12,00, disponibile anche in ebook a € 7,99
ISBN 9788842092193

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