Il libro è di quelli da tenere sempre a portata di mano, per stupire e stupirsi in ogni occasione. Un libro che entra nelle case e sui luoghi di lavoro, frugando nei cassetti, nelle camere da letto e perfino nei frigo, alla scoperta dell’inaspettato mondo del design. Anonimo. Nel
mare magnum dell’editoria di settore mancava esattamente un testo che desse voce agli oggetti in cerca d’autore, svelandone, per quanto possibile, le storie e fortune. Alberto Bassi, non certo un novizio nella storiografia e nella critica del disegno industriale, partendo dall’idea che ogni oggetto è il risultato di un pensiero progettuale, è riuscito a dar voce a una lunga serie di prodotti
evergreen, apparentemente anonimi, dalla moka da caffé alla tuta, dalla pentola a pressione alla sedia da osteria, dalla rete da cantiere alla tanica per liquidi. Il risultato è un testo assai stimolante, che predilige il taglio storico alle dissertazioni filosofico-estetiche, sempre pronto a un’inaspettata epifania della quotidianità. Un esempio? La tuta unisex, ideata nel lontano 1920 dal futurista
Thayhat.
Oppure, per rimanere in ambito futurista, la bottiglietta del Campari Soda, sbocciata nel 1932 dalla vulcanica mente di
Depero, il quale disegnò per la bevanda, pochi anni dopo, perfino un distributore automatico.
Vista l’ampiezza del campo di ricerca, l’autore ha selezionato, anche in modo esplicitamente personale, un ricco inventario di oggetti anonimi, perlopiù databili a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, anche se non mancano esempi d’età preindustriale, come il contenitore da un litro per il vino, le cui origini si perdono nell’autunno del Medioevo. Per ogni oggetto è stata ripercorsa con lo scrupolo del filologo la storia, con link ora alle vicende dell’artigianato locale -come nel caso della coppola, del pezzotto valtellinese, delle ciabatte friulane-, ora alla storia dell’industria, dei progressi scientifici e soprattutto delle arti decorative. Il cerchio viene chiuso da un’ampia bibliografia di riferimento, nonché da un ricco apparato iconografico, che attinge anche a pubblicità dell’epoca e a inediti documenti d’archivio.
Tra gli oggetti più inaspettati spicca forse il cono per il gelato artigianale, la cui paternità è molto controversa, ma che Bassi riconduce, anche attraverso fonti curiose come l’
Ice Cream Trade Journal, a un’idea del 1902 circa di
Antonio Valvona e
Italo Marchiony. Molti gli oggetti segnati dal gusto di una specifica epoca, come la classica caffettiera a sezione ottagonale, progettata nel 1933 da
Alfonso Bialetti, palesemente influenzata dall’art déco. A volte, sottolinea l’autore, è però la storia stessa a influenzare il design: è il caso dei doposci Moon Boot, forgiati nel 1970 da
Ambrosiano e Giancarlo Zanatta per il Calzaturificio Tecnica, ispirati agli stivali degli astronauti dell’Apollo.