Categorie: Libri ed editoria

libri_fotografia | Lezioni di fotografia | (quodlibet 2010)

di - 18 Ottobre 2010
Tutti i marchingegni per ridurre e fissare la visione
non potevano sorgere che in una civiltà urbana… Nella civiltà contadina
nessuno sentiva il bisogno di creare un mondo alla rovescia, perché in campagna
tutti lo vedevano dovunque… Lo vedevano nei fossi, nei pozzi, negli stagni,
nelle ombre
”. Una
intera e straordinaria poetica in poche frasi. Sono fra quelle che Gianni
Celati cita nella sua postfazione alle Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri. Dentro c’è tutto: l’origine
campagnola (e l’attenzione per ambiente e paesaggio), la prossimità con le
piccole cose, la riflessione teorica, lo sguardo incantato così differente da
quello volitivo e fugace dell’urbanità, l’insofferenza nei confronti delle
duplicazioni della realtà, l’interesse per il frammento eloquente e
apparentemente anodino, l’avversione per i presunti scatti “straordinari” e di
converso la convinzione che è la serie, l’inevitabile richiamo fra le immagini,
la maggior risorsa della fotografia.

Un’altra citazione: “Pensare per immagini”. È così che si chiude il primo
libro di Ghirri, Kodachrome, del 1978. E l’accento è posto sul verbo più che sul
sostantivo. Disorientante se detto da un fotografo? Non se quel fotografo è
Ghirri. E così non ci si stupirà se l’ultima lezione pubblicato in questo
libro, datata 4 giugno 1990, è intitolata Immagini per musica. E si parla del lavoro
foto-grafico realizzato per e con i Cccp per l’album dello stesso anno Epica
Etica Etnica Pathos
,
di tanti altri lavori nati a stretto contatto con musicisti e case
discografiche, della sua sterminata collezione di vinili. E soprattutto si
leggono riflessioni su grafica e prodotto che, intelligenti di per sé, sono
pure utili per illuminare di riflesso le convinzioni di Ghirri sulla
fotografia, quelle stesse che abbiamo ricordato in apertura.


Ad esempio, il
rifiuto del fotografo di realizzare banali ritratti dei cantanti: “È un
meccanismo che deriva dalla cultura televisiva, per la quale si stabilisce un
rapporto diretto con il personaggio del quale si vede la faccia, con quelle che
appare, che si riconosce
”. Una dichiarazione che evoca d’un tratto gli scatti “annebbiati” di
Ghirri presi sulla via Emilia, o gli utensili di Morandi rimasti nel suo studio e
protagonisti di uno splendido lavoro dello stesso Ghirri. E la rarità degli
esseri umani nelle sue fotografie, e ancor più la loro qualità quando
compaiono, magari per stemperare – insieme alle nuvole – la chiarezza
abbagliante della Reggia di Versailles.

E forse non è perfettamente ghirriana la seguente
affermazione, anche e soprattutto se debitamente volta al presunto specifico
fotografico: “Il vero problema per un musicista non è più trovare suoni
nuovi, ma trovare un suono vecchio che sia nuovo. Credo che tutte le
possibilità di mettere insieme le note siano state sfruttate
”.


Tutti questi temi e vari altri – da notare l’approccio
alla tecnica, sempre preciso ma senza mai mollare la presa sulla “poetica” –
sono come diluiti e galleggianti in due cicli di lezioni (pubblicati con
qualche taglio grazie al sostegno della Biennale del Paesaggio di Reggio
Emilia) che è assai piacevole leggere e alle quali fu senz’altro ancor più
gratificante assistere. In particolare, ciò che inevitabilmente si perde nella
lettura è il riferimento alle tante foto che Ghirri mostrava e usava come
esempi: nel libro non tutte sono riprodotte, e pure nel caso in cui lo sono la
qualità non è certo eccelsa. Ma il difetto può trasformarsi in pregio, se
diviene stimolo a riprendere in mano i libri di Ghirri e a osservarli con
rinnovata attenzione.

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e Giacomelli a Pesaro

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allo Studio Trisorio

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a Milano

marco enrico giacomelli

*articolo pubblicato su
Exibart.onpaper n. 68. Te l’eri perso? Abbonati!


Luigi Ghirri – Lezioni di fotografia

Quodlibet, Macerata 2010

Pagg. 272, € 22

ISBN 9788874623129

Info: la scheda dell’editore

[exibart]

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