Il primo impatto col volume Red, wine and green è atipico. Per chi ama sfogliare pagine inconsuete è un’autentica manna. Se a questo primo aspetto si unisce la qualità dei progetti raccolti, allora si può dire che il testo diverrà un must del graphic design. Il tutto nasce da un’idea semplice del curatore. Giorgio Camuffo ha selezionato i singoli o i gruppi che ritiene si esprimano al meglio in quell’ambito. Poi ha affidato ad ognuno un numero di pagine da gestire senza alcuna limitazione. Certo c’è stato il vincolo del formato, ma nemmeno questo è stato insormontabile. Infatti, proprio fra le prime pagine è inserito un booklet che contiene i ritratti fotografici dei designer, realizzati da Federica Palmarin e Ries Straver. Sfogliando le pagine dei testi -con una bozza dell’intervista a Gillo Dorfles, corredata dei suoi appunti- si scopre anche un prezioso estratto dagli sketchbooks di Alan Fletcher, su una carta vergata estremamente odorosa.
Il resto è un tripudio di giochi carto-grafici. Cristina Chiappino lavora con i semilucidi e crea sovrapposizioni anatomiche di peni e vagine, corredandole con la descrizione di mutilazioni sessuali; Codesign cita Foucault che cita Magritte e presenta Questa non è tipografia. Convertino & Designers gioca la carta del 3D e stupisce con la gestione di una carta patinata di grammatura risibile; al polo opposto, i personaggi crumbiani dello Studio Orange abitano sguaiatamente su cartoncino. Un inciso per segnalare il cattivo gusto di chi (pochi) ha sfruttato l’occasione per proporre una sorta di book dei propri precendenti lavori. Qualcuno inoltre si ostina ancora a far pubblicità a Xpress, ma fortunatamente ci pensa lo studio fiorentino Ldc a imprimere nuovo slancio al libro, con bozzetti, studi tipografici e prove di scatti impossibili. Alla pittoricità cupa di Lifesaver e al fumettismo contaminato di Rauch Design fa da contraltare il lavoro tutto in bianco e nero di Massimo Pitis e l’ironico studio sui materiali di Marco Morosini (per scoprire che la carta può simulare anche l’asfalto!). Chiaramente non mancano i padroni di casa dello Studio Camuffo, che da una scatoletta simil-Campbell fanno scaturire imprevedibili personaggi che si scatenano nelle successive pagine “gommate”.
Insomma, un panorama piacevolmente eterogeneo, addirittura stridente, che dà il polso della fervente grafica nostrana. Al che la domanda sorge spontanea: perché in giro si vedono ancora prodotti editoriali, cartellonistiche, copertine e quant’altro letteralmente penosi?
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