Calcutta, una delle più povere e popolose megalopoli della terra. Luogo di grande sacralità, anche. Madre Teresa ha fondato qui la congregazione di Missionarie della Carità; lo Hoogli, affluente del Gange, vi scorre lento. Contraddizioni, sopravvivenza, dignità, colori. Le parole si rincorrono. In questa città del Bengala occidentale, già capitale dell’India britannica,
Maria Dompè (Fermo 1959, vive a Roma) ha soggiornato sul finire del 2005 e all’inizio del 2006. Un grande amore lega l’artista all’India, dove è tornata più volte negli anni. La decima a Calcutta, su invito del Ministero degli Affari Esteri italiano, che ha sostenuto l’intervento ambientale documentato da questo libro, ricco di quasi duecento immagini fotografiche realizzate da
Roberto Piscopo,
Sunil K. Dutt e
Sandipan Chatterjee, e presentato in occasione della Festa del Cinema di Roma. La capitale, del resto, è stata più volte location di performance di protesta che sottolineano l’impegno etico e civile dell’artista, come quando nel 2003 ha coperto la piazza del Campidoglio con un patchwork di tessuti, per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la lapidazione di Amina Lawal e, recentemente, alla Scala Santa, a sostegno dei monaci birmani. La caratteristica comune è l’utilizzo di materiali effimeri, nonché il coinvolgimento di un gran numero di persone che, con il loro lavoro, danno vita all’opera di cui la Dompè è fondamentalmente regista.
Anche
Dalhouisie Square Calcutta, perciò, si può considerare una vera esperienza sensoriale a tutto tondo. In quest’imponente regia, l’artista ha scelto il rosso, colore simbolico per eccellenza sia nella cultura occidentale che in quella orientale. “
Il rosso, nelle sue sfumature naturali, è il colore dell’India: dalla raffigurazione religiosa all’odierna quotidianità, rappresenta l’energia celata di un popolo -afferma-.
Una forza immensa mai dichiaratamente ostentata bensì pudicamente inespressa”.
Per realizzare il triangolo rosso che sfiora lo specchio d’acqua al centro della grande piazza, conosciuta anche come Tank Square o BBD Bagh e presente nella lista dei cento luoghi d’interesse storico, artistico, umano censiti dal World Monuments Fund, sono stati impiegati undicimila metri di tessuto, poi fili, canne di bambù e basi rettangolari di polistirolo. Tutti materiali che dopo una settimana, ossia la durata dell’intervento ambientale, sono stati donati alla congregazione di Missionarie della Carità.