L’opera pubblicata da Electa colma un vuoto che molto si faceva sentire attorno alla figura di Mario Sironi (1885-1961). I suoi lavori su scala monumentale, che Sironi stesso chiamò Grande Decorazione, trovano con questa monografia un posto di primo piano nella sua poliedrica produzione che tocca scrittura e pittura da cavalletto, illustrazione e scenografia, arti applicate ed architettura.
Il volume, preceduto dalla mostra che da Bologna presto si sposterà alla Triennale di Milano, è curato da Andrea Sironi con la collaborazione di Claudia Gian Ferrari, Ester Coen, Elena Pontiggia, Elena Braun, Giovannia Ginex ed altri. Uno studio che per approfondimento è esso stesso impresa, certo non esente da lacune, come sottolinea nella prefazione lo stesso Andrea Sironi; trascurati rimangono infatti aspetti quali il rapporto col muralismo messicano e sovietico, le tecniche adottate, e, aggiungiamo noi, un’antologia degli scritti dell’artista inerenti i lavori su sala monumentale, a partire dal manifesto stesso pubblicato nel 1933 su La colonna.
La prima parte dell’opera presenta una serie di saggi volta ad analizzare taluni specifici aspetti della Grande Decorazione di Sironi. Particolarmente interessanti ci sono parsi il saggio di Elena Pontiggia Sironi, la decorazione e l’antico e quello di Giovanna Ginex volto a contestualizzare i lavori di Sironi agli altri risultati del muralismo italiano.
Alla parte saggistica segue il vasto corredo illustrativo –oltre 200 tavole a colori- , particolarmente interessante laddove testimoni opere effimere come i padiglioni od opere andate poi distrutte. Una ricca documentazione visiva che tra schizzi, abbozzi, studi e cartoni preparatori documenta i lavori monumentali sironiani dal nascere fino all’opera compiuta; materiale in gran parte inedito ed in gran parte ancora da approfondire – si pensi al fondo inalienabile dell’eredità Sironi, costituito da circa 10000 fogli inerenti in gran parte la Grande Decorazione -, senz’altro mai raccolto in una monografia che punti all’essere esaustiva come questa.
La terza parte, la più copiosa, affronta in modo esaustivo le oltre trenta opere monumentali progettate da Sironi. In altrettante sezioni, le singole imprese sono analizzate in dettaglio attraverso plurimi punti di vista: da quello cronologico a quello della fortuna critica, dal per lo più stretto legame con l’architettura a quello spesso affascinante dell’iconografia utilizzata. Dai primi lavori, risalenti al 1928 (Padiglione de “Il Popolo d’Italia” alla Fiera di Milano; Padiglione italiano all’Esposizione della Stampa di Colonia) sono via via analizzate le singole, monumentali imprese decorative, dalle più celebri come quelle per la Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932 o quelle per l’Università di Roma prima e di Padova poi, fino a quelle non realizzate (per il “Danteum” e per il Palazzo delle Corporazioni all’EUR) o a quelle dalle sparute testimonianze, come i padiglioni per la Fiat alla I Mostra Nazionale del Cartellone e della Pubblicità (1936) e alla Rassegna Autarchica di Torino (1938).
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