Ha fondato e diretto, fino al 2002, il Palazzo delle Papesse a Siena, un centro d’arte contemporanea calato pericolosamente nella Toscana dell’arte antica. Non contento, dopo qualche anno ha dato vita alla breve ma spumeggiante attività di Quarter a Firenze.
Prima, dopo e durante c’è stata un’attività fervente in qualità di curatore e critico per numerose mostre ed eventi in spazi pubblici e privati, dalla galleria torinese di Alberto Peola alla direzione del Museo Marca di Catanzaro. Un’attività concentrata in amplissima parte sul contemporaneo, con qualche puntata verso gli artisti più storicizzati, ma non spingendosi quasi mai ante la seconda metà del Novecento.
Questo vulcanico versante ha però, in questi ultimi mesi, trovato un controcanto nella scrittura. Una scrittura slegata dagli eventi espositivi e “d’occasione”; insomma, una scrittura
tout court che, come spesso accade, riveste una funzione basilare per mettere in prospettiva il proprio tempo. Una conseguenza della tempistica radicalmente differente che essa esige, ma non solo. P
oiché non è esclusivamente la scrittura in sé che pare aver attratto, almeno in questa fase, Sergio Risaliti. Sono anche e forse soprattutto i temi scelti che fanno pensare a un’esigenza di “contestualizzazione storica”, di radicamento, di sedimentazione di quanto vien fatto e detto nei e dei nostri giorni.
Così è proseguito, dopo una prima prova nel 2007 per i tipi di Maschietto (
Il Bacco di Michelangelo. Il dio della spensieratezza e della condanna), il progetto a quattro mani condotto con Francesco Vossilla. Approdato alla collana dei “Pesci rossi” di Electa, il volume michelangiolesco è dedicato alla
Zuffa dei centauri. A una prima parte scrupolosamente filologica segue un’erudita disamina ermeneutica, che analizza l’opera in sé e la confronta con il
corpus di
Michelangelo, senza obliare una documentata discussione dei precedenti e delle filiazioni, e infine il dialogo con le antecedenti interpretazioni della
Centauromachia.
L’agile libretto si chiude con una manciata di pagine che annunciano l’ampio apparato iconografico e che sono dedicate alla
Metamorfosi di una battaglia. Ed è qui che si ritrova il Risaliti più noto, quando si affronta la questione della “
sperimentazione liminale dell’informe” e si citano
Rubens e
The Flame (1938) di
Pollock,
Bacon e la
Ceramica spaziale (1949) di
Lucio Fontana, fino all’“
onomatopeica”
Battaglia sul greto del fiume (1979) di
Fausto Melotti.
Proprio a Melotti è dedicata, ancora per Electa, un’opera monumentale, il
Catalogo generale della grafica.
Due eleganti volumi in cofanetto, dedicati l’uno a
Incisioni, Volumi e Cartelle, l’altro agli
Esemplari Unici, ed entrambi concernenti il periodo 1969-1986. E mentre Risaliti sta lavorando al prosieguo del lavoro, che riguarderà i
Disegni (quanto alle
Sculture, un’altra coppia di volumi è stata pubblicata da Electa nel 1994 per le cure di Germano Celant), si può dedicare il giusto tempo a queste 700 pagine, aperte da un ricordo commosso di
Giulio Paolini. Un’unica pagina che fa da apripista al saggio di Risaliti introduttivo al percorso “
labirintico di un artista amante del gioco degli opposti”.
Fra le molteplici attività di Risaliti c’è,
last but not least, la direzione artistica della Galleria Christian Stein. Che ha aperto una nuova sede nell’ex Archivio Lucio Fontana a Milano e il cui focus è proprio la grafica. Si resta dunque in ambito editoriale, a intenderlo etimologicamente. Ma volendo permanere nel significato più corrente, sempre per Stein v’è un’ulteriore novità: in aprile sono infatti stati presentati i primi tre volumi dei
Quaderni della galleria, dedicati a
Paladino, Melotti e
Kounellis. La firma, va da sé, è quella di Sergio Risaliti.