Partendo dalla forma, quel tondo perfetto, Arianna di Genova, nel saggio fresco di stampa
Il circo nell’arte, analizza meccanismi e dinamiche di ciò che viene definito un “
monumento all’assurdo”, luogo di sospensione per eccellenza. “
Il circo è un fenomeno bipolare”, scrive l’autrice, “
un universo denso di contraddizioni, meraviglia e desolazione, polvere e stelle, angeli e demoni”.
Una realtà dinamica che riunisce intorno a sé protagonisti straordinari: clown piuttosto che domatori di animali, arlecchini, nani, saltimbanchi, acrobati, fachiri, giocolieri, trasformisti, cavallerizze. Se all’apparenza questo exploit di colori e fantasia può sembrare un’opera di improvvisazione, in realtà è frutto di una regia accuratissima che si cela dietro le quinte. Una messinscena dove nulla è affidato al caso.
Probabilmente per la libertà espressiva, insofferente a ogni conformismo, di cui si nutre e che a sua volta alimenta i suoi fruitori, il circo è stato inesauribile fonte d’ispirazione per gli artisti del passato e continua a esserlo anche per i contemporanei. Tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento a Parigi, Berlino o Barcellona non c’è stato artista esponente delle avanguardie che non sia passato per il Circo Fernando, Medrano, Barnum, Tivoli Circo Equestre o altri ancora. Da
Picasso a
Toulouse-Lautrec, poi
Chagall,
Renoir,
Seurat,
Picabia,
Kirchner,
Degas,
Miró,
Valadon,
Severini,
Klee. Una lista nutrita, a cui oggi si continuano ad aggiungere i vari
Laplante,
Cattelan,
Segal,
Rondinone,
Sherman.
La ragione di quest’amore appassionato sta nella potenza dell’essenza stessa del circo, in grado di fornire “
gli strumenti necessari per scalzare i precetti d’accademia” e che “
ha operato una rivoluzione del linguaggio, portando in scena un sogno condiviso da pubblico, poeti e pittori: quello di essere catapultati fuori dalla realtà banale, oltre la grigia quotidianità, infrangendo le barriere del buon senso”.
Finché, a un certo punto, i ruoli si sono invertirti e gli artisti hanno cominciato a dettare le loro regole al mondo del circo. È quanto è avvenuto tra gli anni ’70 e ’80, quand’è nata la nuova forma d’arte chiamata
Nouveau Cirque. Le compagnie si sono specializzate in specifiche discipline: coreografie equestri (Bartabas), radici gitane (Romanès), arte concettuale (Compagnie Foraine, Big Apple Circus), spettacolarizzazione fiabesca (Cirque du Soleil). È in questo contesto che sono emersi binomi creativi eccellenti:
Jannis Kounellis e Carlo Quartucci della Compagnie Foraine e, sempre in rapporto alla compagnia francese,
Christian Boltanski.
Tappa finale di questo percorso, infine, la riorganizzazione dello spazio-circo attraverso la rivisitazione di
Daniel Buren con il
Buren Cirque. Bande, spirali, cubi con cui l’artista francese costruisce il nuovo spazio con la finalità di spiazzare lo spettatore, proiettandolo in una “
sorta di iniziazione sciamanica” che lo accomuna agli stessi artisti circensi. “
Chi vuole, può scegliere fra bellezza e orrore, superare un limite, uscire dal labirinto o rimanerci”, conclude Arianna di Genova, “
come fosse un tempio, uno spazio sacro, purificato dalla realtà quotidiana”.
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sarebbe stato bello " il circo dell'arte" con annessi premi, biennali, addetti ai lavori, editoria, etc. etc.
per quello c'è l'art diary di politi no? almeno per quanto riguarda addetti ai lavori, spazi ed editoria..
sì, se paghi stai sull'art diary... capirai che servizio