Categorie: Libri ed editoria

libri_saggi | Il gioco delle evidenze | (fazi 2008)

di - 21 Aprile 2008
Georges Didi-Huberman innesca Il gioco delle evidenze con una domanda pericolosa. Un ludus dalle regole complesse e di non facile comprensione senza un libretto delle istruzioni. Ossia un buon manuale di arte del XX secolo come riferimento da tenere accanto e i volumi che consiglia durante la lettura. Da buon filosofo, Didi-Huberman lancia subito il primo dado della partita, chiedendosi “perché quando vediamo ciò che è davanti a noi, qualcos’altro ci riguarda, sempre, per imporci un in, un dentro?”. Riprendendo i temi affrontati durante due conferenze tenute nel 1991 al Museo di arte moderna di Saint-Étienne e al Pompidou, permane il tono colloquiale anche nella versione italiana per la collana “Le Terre/Arte” a cura di Stefano Chiodi.
Secondo un uso leonardesco, l’autore realizza una veduta a volo d’uccello, affrontando il tema dell’oggetto-manufatto umano codificato come appartenente alla categoria generale di “arte contemporanea” e poi a quella più specifica di “arte minimalista”. Proponendo così un’analisi sulla dialettica del guardare in rapporto alle opere d’arte, attraverso il tempo e con le dovute differenziazioni avvenute nei secoli.
Il giocatore si sofferma inizialmente sugli oggetti che suscitano una reazione nell’osservatore per i significati intrinseci e per i rimandi a cui ogni singolo individuo è portato, come accade a Stephen Dedalus nell’Ulisse di Joyce, paragone letterario scelto dall’autore in quella visione d’insieme che porta allo scoperchiamento delle tombe nei dipinti di Beato Angelico. Storia dell’arte moderna occidentale intesa come storia della religione cristiana, che trova risposta al primo quesito mostrando il non-visto, ossia lasciando immaginare, raffigurando la perdita -termine importante per lo studioso- di quello che c’era. Quest’arte risolve attraverso l’atto di fede un problema esistenziale che afferisce anche alla sfera dei sentimenti, prevalentemente tragici come l’ineluttabile destino dell’uomo, suscitato maggiormente alla vista di una tomba e, in questo caso, proprio davanti al sepolcro del Cristo morto il senso della perdita della cosa veduta si fa tangibile.

Ma un atto di fede ferma il gioco, mentre il filosofo procede sulla casella della Minimal Art. Dopo i primi due capitoli di riscaldamento, la partita prende ritmo e la dialettica dello sguardo nell’arte contemporanea (il sottotitolo del libro) riporta l’opinione di Donald Judd e Robert Morris, che negli anni ’60 realizzano un artefatto dotato di un volume che sia visto solo per quello che è, un oggetto “specifico”. Intervengono i materiali usati -ferro, acciaio, rame-, vengono eliminati i dettagli che possano distrarre dalla forma pura, affinché si abbia “art without feeling” e, come dice Judd, solo “what you see is what you see”.
Per uscir fuori dalla pura tautologia, entra in campo Michael Fried, che nel 1967 preferisce la definizione di arte “letteralista” a discapito di “minimal”, e aggiunge il fattore teatralità nella non-specificità degli oggetti minimalisti. La relazione tra questi oggetti e gli sguardi è quindi una semplice messa in scena, che invece per Didi-Huberman si risolve davanti al Black Box di Tony Smith. Raccontati come una favola, la scoperta della scatola nera e i suoi successivi sviluppi come We lost portano alla conclusione di una rappresentazione della perdita che in Smith genera un movimento all’interno dell’opera stessa.

Il percorso termina nell’alveo dell’aura di Walter Benjamin, che risolve attraverso un iconismo insito nell’uomo e fatto di rimandi alla forma ancestrale, come l’associazione tra il Pine Portal di Morris del ’61 con un sarcofago del I secolo d.C. La fine della partita è quasi un carpe diem, quando “ce que nous voyons” diviene “ce qui nous regarde”.

articoli correlati
Georges Didi-Huberman e “Bartleby”

irene tedesco

la rubrica libri è diretta da marco enrico giacomelli

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 49. Te l’eri perso? Abbonati!


Georges Didi-Huberman – Il gioco delle evidenze. La dialettica dello sguardo nell’arte contemporanea
Fazi, Roma 2008
Pagg. 228, ill. b/n, € 26,50
ISBN 9788881129034
Info: la scheda dell’editore

[exibart]

Articoli recenti

  • Attualità

Il Qatar dona 50 milioni a Venezia e potrebbe avere un suo Padiglione ai Giardini

Il Qatar ha donato 50 milioni di euro a Venezia, per supportare la salvaguardia del patrimonio culturale della città: lo…

26 Luglio 2024 17:03
  • Mercato

Sotheby’s inaugura un nuovo flagship a Hong Kong

Un piano dedicato alle mostre e alle preview, un altro destinato alla vendita di collectibles di ogni genere, dai dipinti…

26 Luglio 2024 16:50
  • Personaggi

Olimpiadi 2024: intervista alla curatrice di Casa Italia, che mette al centro il tema della fratellanza

Con l’apertura dei Giochi Olimpici si è inaugurata ufficialmente anche la sede in cui l’Italia espone le proprie eccellenze creative:…

26 Luglio 2024 16:48
  • Arte contemporanea

Attesa in autunno alla Bourse de Commerce di Parigi una grande mostra sull’Arte Povera

Alla Bourse de Commerce Pinault Collection di Parigi, una mostra dedicata all’Arte Povera: dai maestri storici del movimento fino agli…

26 Luglio 2024 15:57
  • Premi

Sensing Beyond Human: il Premio Lydia 2024 va alla ricerca di Giulia Deval

Promosso dalla Fondazione Lazzaretto di Milano, il Premio Lydia 2024 è stato vinto da Giulia Deval, per la sua ricerca…

26 Luglio 2024 14:35
  • Progetti e iniziative

Caloma Festival porta l’arte contemporanea in un borgo del Salento

Partendo dalla tradizione della tessitura, il festival Caloma rilegge il territorio di Casamassella e del Salento attraverso i linguaggi della…

26 Luglio 2024 11:25