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Margherita Sarfatti e la Storia del Novecento: intervista a Elena Pontiggia
Libri ed editoria
“Storia del Novecento Italiano – Poetica e vicende del movimento di Margherita Sarfatti | 1920-1932” è un preziosissimo saggio appena pubblicato da Allemandi, esito di oltre 20 anni di studi da parte di Elena Pontiggia. La nota studiosa milanese ricostruisce la storia del Novecento Italiano, uno dei più importanti movimenti di ideali classici del XX secolo. La Fondazione VAF, sponsor del progetto editoriale, presenta oggi il libro alle ore 18:30, presso il Museo Bagatti Valsecchi di Milano. È stata l’occasione per avere un’anteprima dall’autrice, Elena Pontiggia.
Quanto hai impiegato a realizzare questo saggio e come si inserisce nella produzione saggistica del Novecento Italiano?
«Un paio d’anni, ma ho scritto il primo saggio sul “Novecento” nel 1989 e da allora non ho mai smesso di occuparmene. Ricordo in particolare una mostra dedicata a Margherita Sarfatti nel 1997. Il libro uscito ora tiene conto di questi anni di studio (oltre 20, dice la controcopertina, ma in realtà sono più di 30…), sistemando dati vecchi, nuovi e inediti con la massima organicità. Sono stati riscoperti il ruolo spesso dimenticato di Tozzi, quinta colonna del movimento a Parigi; di Tosi, padre nobile del “Novecento”; di Sironi, che col gruppo sarfattiano si è pienamente identificato e ne resta l’esponente più importante».
Quale volto del Novecento Italiano restituisce questo tuo studio che ha richiesto tanti anni?
«Beh, spero che si colga la poetica del “Novecento”, anzi che il “Novecento” aveva una poetica, nell’ambito del Ritorno all’ordine. Era la ricerca di una classicità moderna, che risentiva dello studio appassionato di Platone di Margherita Sarfatti, un critico che citava il Filebo e il Teeteto per commentare le opere dei “suoi” artisti. In parole più povere, voleva essere un’arte di idee, non di sensazioni. In polemica con l’impressionismo (che da noi era giunto in ritardo, ma permaneva anche negli anni venti in artisti attardati), il “Novecento” sosteneva che la realtà non è fatta di nebbia e l’uomo non è uno scherzo di luce. Ma oltre all’impressionismo, il “Novecento” si opponeva al divisionismo, all’eclettismo, al simbolismo, al verismo».
Quali sono gli inediti tra opere e documenti di cui sei più orgogliosa che hai fatto emergere in questa pubblicazione?
«Grazie per l’aggettivo “orgogliosa” ma, invecchiando, quando si pubblica un libro ci si sente più insoddisfatti e preoccupati che orgogliosi…Ho trovato molti dati nuovi nell’Archivio Tosi e in altri archivi. Quanto alle immagini, il libro esce nella collana della VAF Stiftung, la fondazione creata da Volker Feierabend che comprende anche una delle maggiori collezioni di opere del Novecento Italiano. È stata un’occasione per far conoscere questa sezione della raccolta, ricca di opere inedite».
Quali sono, a tuo avviso, gli artisti ancora sottovalutati del Novecento Italiano? E perché?
«Tra gli artisti da riscoprire metterei prima di tutto Oppi, che fortunatamente è stato il protagonista di una grande mostra nel 2019, ma è ancora ampiamente da rivalutare. Come tutto il Ritorno all’ordine in Italia, ancora poco studiato a partire dalle scuole».
Qual è stato, a tuo avviso, il contributo alla storia dell’arte di questo piccolo gruppo di artisti che si forma a Milano nel 1922 intorno Margherita Sarfatti e a Mario Sironi?
«Nei suoi primi anni di vita ha avuto il merito di proporre precocemente ideali classici. Quando poi, a partire dal 1926, è diventato un movimento molto ampio e variegato, ha anticipato il ruolo della Quadriennale di Roma. “Il 900 non è una chiesuola” diceva Sironi. Poi però la Quadriennale ha avuto la meglio».