Categorie: Libri ed editoria

Un libro al giorno. Minerva e Napoli, una rabbiosa diversità: il romanzo di Mario Coppola

di - 3 Settembre 2023

Con Minerva (Giunti) Mario Coppola ha scritto un romanzo vertiginoso, a saliscendi, tellurico. Ne sono protagonisti Eva e Napoli, entrambi emblemi di una rabbiosa diversità, con bellezza e disperazione a contendersi la scena. Quanto sia bella Eva è sotto gli occhi di tutti, ma non certo dei suoi. Lei vive affogata in un tremendo senso di colpa; spazio per respirare a pieni polmoni gliene rimane poco. È un’orfana, entrambi i genitori sono morti falcidiati da un tumore. Ha un fratello, ma lo sente estraneo.

Come far caso alla propria bellezza, avendo un corpo con poteri difficili da condividere? Se Eva si ferisce il suo dna è pronto a rintuzzare il sangue e a riparare il tessuto leso. Se dà un spintone a qualcuno eccolo volare nell’aria come preda di un tornado. Da bambina faceva scoppiare nella mano i petardi chiamati Minerva senza mai accusare il colpo. I bambini la guardavano colmi di stupore. E lei sempre a chiedersi da dove derivasse la sua anomalia: senso di colpa e rabbia fusi in una miscela esplosiva.

Tutt’attorno Napoli. Anch’essa fornita di un dna architettonico fuori dalla norma. Una città frattale, dove il suolo «Non è mai dritto, pianeggiante, ma sempre pieno d’incastri, di dossi, di zone d’ombre»; dove pendenze «Ripidissime fanno sì che i palazzi sembrino accavallarsi, un magna colorato che si muove, che si arrampica, cercando di appropriarsi di tutti gli anfratti». Mai fermi né Eva né Napoli, in perpetua metamorfosi curvilinea.

Cosa fare se si pensa di essere stati gli assassini dei propri genitori; se si scopre di aver vissuto in una terra imbottita di rifiuti tossici; se le strade intraprese per dar forma alla propria vita si sono perse in vicoli insensati e si lavora in un centro scommesse della periferia più tubercolotica del mondo? Mario Coppola decide di trasformare Eva in un’eroina, in una Minerva dea della guerra; di farle usare i suoi superpoteri per sterminare uno a uno i nemici del mondo, si tratti di camorristi, d’imprenditori corrotti o di architetti dall’ego smisurato come Michelangelo Ferrante.

Divide il suo romanzo in tre parti, quasi come una tragedia greca: Genesi, Nemesi, Catarsi, scandite dalle illustrazioni mattottiane di Giuliana Guzzi. Tre parti all’inseguimento a fiato perso di Eva, a sua volta inseguita dagli altri e soprattutto da se stessa. Scene truculente, azzuffamenti, ossa maciullate, sangue ovunque. È troppo, ti viene da dire, in certi punti. Però sai che si tratta di un romanzo, di un vero romanzo. È finzione e segue le sue regole; ha le sue suggestioni; corteggia i generi distopici.

Minerva, illustrazione di Giuliana Guzzi

Napoli è Napoli fino alle viscere, topografia polifonica: Chiaia, la collina del Vomero, il Casale di Posillipo, lo sconquasso vuoto di Bagnoli, i Ponti Rossi, piazza Cavour e piazza Ottocalli, il Porto, il ponte della Maddalena e quello della Sanità; ogni luogo trova il suo posto nella narrazione, dando carnalità urbana alle peripezie di Eva, al suo lugubre on the road. Ma Napoli è anche la parte per il tutto, il luogo in cui tutto si torce si sgretola affonda nel marciume perde senso; è una città-pianeta.

Eva poteva «Capire che l’uomo comune se ne fottesse delle tigri a rischio di estinzione. Ma si parlava dell’intero pianeta, di una rete che alle api connette l’acqua, il cibo, l’aria. Questioni cruciali per le quali si sarebbe dovuta fare una rivoluzione, per cui, invece, incredibilmente, nessuno era disposto a fare niente».

Eva e i suoi coetanei sono nati «Poco dopo Chernobyl», hanno visto il terrore negli occhi dei loro genitori, preoccupati «Di comprare verdure contaminate, di bere latte tossico, di respirare aria radioattiva». Hanno avuto gli anni della loro infanzia «Marchiati dai cataclismi». Eppure sono stati bambini come tutti i bambini del mondo, vogliosi di giochi e di spensieratezza.

Illustrazione Mario Coppola + Midjourney

Lo scrittore fa salire i suoi temi scarni e larghi inseguendo Eva, registrando i temporali sismici dei suoi umori, portandola pian piano verso una possibile catarsi: «La vita può essere un mare di dolore, che diventa preziosa solo se intrecciata a un ecosistema più grande, fatto di sussurri, di carezze, di cuori che fremono insieme».

Di nuovo Eva e Napoli si fanno specchio. Avviene quando l’eroina capisce che non può sterminare tutti i suoi nemici senza diventare lei stessa una sanguinaria con nessuno scopo da poter realizzare. Allora sente il bisogno di uno sguardo più ampio e più intimo; abbandona tutti gli aggeggi elettronici che le sono cresciuti sulla cute come una seconda pelle sensitiva e in una nudità percettiva scala una ciminiera abbandonata nella ruggine, una Bagnoli della mente e del corpo.

Illustrazione Mario Coppola + Midjourney

La ciminiera è «Vertiginosa, alta fino al cielo»; e mentre «Raggiunge la cima, il temporale finisce e il cielo si rischiara. La coltre arancione è quasi sparita e, da qui, non si vedono le rivolte, né i ghetti, né lo squallore. Si vede solo Napoli e il suo spazio sconfinato. Davanti a lei, la città che si dirama lasciando aria alla vigne di San Martino, e lì sopra, in alto, al tufo nudo di Sant’Elmo; più in là, oltre i palazzi, la vista può librarsi sul mare aperto. Una bellezza infinita, commovente, che finalmente può entrarle nel cuore».

Eccola, la catarsi, l’antica purificazione inventata dai Greci. Era scomparsa da tempo nelle narrazioni e ancor di più nella vita; nell’insensatezza dilagante come fare esperienza e dunque come redimerla, come battezzarla con l’alfabeto del Reale? Il mito della hybris e della nemesis lasciato solo nella malinconia. Dedicare un’intera sezione di Minerva proprio alla catarsi è una sorpresa, ancor più inaspettata in un giovane autore.

Dopo tanto scurore metallico e brunito, ricompaiono i colori naturali: si vede il cielo, brilla il mare, corre il vento. Napoli ed Eva non sono più soli; possono guardarsi vicendevolmente; stringersi la mano. È solo un attimo, ma dà requie. Non è consolatorio, ma consolante.

Illustrazione Mario Coppola + Midjourney

La ciminiera arrugginita è vertiginosa come il romanzo, una sorta di salto della specie nel racconto di Napoli. E va detto: con Minerva nasce uno scrittore. Si chiama Mario Coppola.

E se queste righe vi hanno spinto verso il libro, non dimenticate di consultare il martedì l’edizione napoletana di Repubblica, dove Minerva continua le sue avventure e dove a ogni avventura corrisponde un’immagine di una Napoli sconquassata da un tempo futuro, un fotogramma scaturito dal confronto con l’intelligenza artificiale.

Il romanzo si versa nei racconti e Minerva continua a vivere sussultoriamente di settimana in settimana.

Mario Coppola, Minerva, illustrazioni di Giuliana Guzzi, Giunti 2022

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