Categorie: Libri ed editoria

monografie | Alighiero e Boetti – “Shaman-Showman” | (Allemandi 2001)

di - 5 Marzo 2002

Si dice che la storia di una manoscritto mancante sia, necessariamente, una storia mancata. Come se la latitanza della fonte non potesse fornire anche l’occasione di una storia diversa e, in qualche modo, dipendente dall’incompletezza delle notizie. La storia di Alighiero Boetti ha percorso, sino ad Alighiero e Boetti – Showman- Shaman, entrambe le strade. ‘Nel mio caso non parlerei di mancanze – dichiara Anne-Marie Sauzeau Boetti – ma di aspetti che volontariamente non ho sviluppato. Mi interessava delineare i meccanismi della creazione di Boetti, i suoi punti di partenza.’
A partire dal titolo, l’autrice dichiara la sua prospettiva di lettura e interpretazione. L’opera e la vita di Boetti vengono organizzate e archiviate mediante un sistema di giochi combinatori, dualità e riflessioni mistiche – una scelta che enfatizza la volontà di rivedere l’arte di Boetti non tanto, o non soltanto, nei termini ludici proposti dalle interpretazioni tradizionali per aprire un percorso su Boetti filosofo della visione, amante del caso più per vocazione mistica che per ascendenza duchampiana.
Un saggio, una biografia ma anche un’autobiografia. Si sceglie in Alighiero e Boetti di muoversi da un genere all’altro, spostando lo sguardo autoriale dalla prospettiva del saggista a quella del biografo che dell’opera di Alighiero Boetti conosce e racconta non soltanto il progetto estetico, visibile e investigabile dalla critica e dalla storiografia dell’arte, ma anche quegli accidenti che costituiscono il privato dell’artista e che, pur collocandosi nel suo intimo, offrono una chiave di lettura essenziale per la ricostruzione della sua poetica. Alla scrittura legata alla vita di Alighiero Boetti e della sua opera di cui l’autrice fu testimone, si affianca, dunque, l’approccio critico e storiografico della studiosa. Di questa commistione, il ‘Muro’ di Alighiero Boetti rappresenta l’esempio più emblematico. ‘Il Muro – così racconta l’autrice – nasce nell’appartamento di Trastevere, a Roma’. Fuor di metonimia, il muro è a tutti gli effetti una collezione di immagini proprie e altrui che dal 1973 Boetti cominciò ad accumulare. ‘Icone private’, ‘appunti, progetti, ricordi, feticci’ che, successivamente, venivano appese al muro di casa. Si trattava di un’eterogenea selezione di immagini e oggetti il cui unico elemento di uniformità stava nella cornice di vetro e in un nucleo fisso di elementi che, seppur senza fissa posizione, non abbandonò mai il Muro se non in occasione di un paio di mostre. Su questa struttura, Anne-Marie Sauzeau Boetti sceglie di costruire il suo libro: una collezione di immagini e testo basata anche sulla volontà di aggiungere qualche storia e qualche icona al Muro di Alighiero. Secondo lo stesso principio, i titoli dei capitoli sono tratti dai quadrati di Boetti: ‘È un omaggio reso a Boetti. È stato come entrare nel suo gioco. Ho scelto frasi su cui lui aveva lavorato sia perché gli piaceva il contenuto sia perché stavano in un quadrato – 16 lettere che stanno in un quadrato di 4 lettere per 4. È un gioco boettiano, dunque, a determinare la distribuzione dell’informazioni all’interno dei capitoli. In questo modo, la sua avventura afgana viene introdotta dalla frase Kabul Afghanistan; Avere fame di vento è il titolo del capitolo sugli anni Ottanta, anni inquieti, in cui lui si sentiva claustrofobico, rinchiuso a Roma perché non poteva più partire per l’Oriente.’
Inquieto e in continua e imprevedibile evoluzione, Alighiero: un artista la cui identità l’autrice scinde in ‘Alighiero’ e ‘Boetti’: ‘Come critico d’arte naturalmente sento l’esigenza di fare anche un lavoro scientifico. Ma con Boetti si creò un rapporto osmotico. Dopo la scomparsa di Alighiero, ho curato retrospettive dedicate alla sua opera. Lavorando su questo versante, ho avuto modo di correggere date sbagliate, di fornire elementi biografici, intervenendo su errori accumulati negli anni. Però mi sono costretta ad avere un rapporto quasi freddo, distaccato con il soggetto della mostra – un’ottica da curatore, appunto. Mi è costato una fatica immensa. Vedo, adesso, che man mano, mentre questo lavoro si svolgeva, affioravano alla memoria degli aspetti che sarebbero stati fuori luogo nel contesto di una mostra. Era una lettura più privata, uno sguardo meno oggettivo su cui presi molti appunti. Dal 1997 al 1999 ho scritto questo libro – mentre ritrovavo che non sarebbero entrate in un catalogo di un museo, in quanto troppo private. La maggior parte delle foto di questo libro si collocano su questo crinale – documenti, talvolta riproduzioni di lavori che riguardano esistenza e arte. Sono documenti che ripercorrono i viaggi e i momenti concettuali di Alighiero – istantanee soggettive che precedono e influenzano la “messa in opera oggettiva” dell’artista.
Per un ventennio, Anne-Marie Sauzeau Boetti fu accanto ad Alighiero in qualità di testimone: ‘Testimone privilegiato, nel senso di intenso sodalizio intellettuale. Credo di aver intuito subito quello che voleva fare – per amore anche, contribuendo con le mie letture, con la mia cultura che, diversa dalla sua, gli era complementare. Premetto che io non sono assolutamente un’artista – sono, al massimo, un musicista che non ha fatto carriera, ma il visivo non è la mia cultura. La mia esperienza visiva, visuale l’ho acquisita attraverso la sua.’

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Federica Martini


Alighiero e Boetti – “Shaman-Showman”/ Annemarie Sauzeau Boetti – 1. ed. – Torino: Umberto Allemandi & C., 2001 – 217 p. – (I testimoni dell’arte) ISBN 88-422-1076-5. Prezzo: €18,07 (£ 35.000). Contatti: Umberto Allemandi & C. S.r.l,V. Mancini 8. Tel. 011/8196959, Fax 011/8193.090, web:www.allemandi.com; e-mail: com@allemandi.com

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